Un’inchiesta giornalistica di fine 2014, che ha coinvolto una rete di 185 giornalisti denominata International Consortium of Investigative Journalism (ICIJ), ha portato alla luce l’esistenza di una lista di agevolazioni fiscali sospette risalenti agli anni tra il 2002 e il 2010, e che sarebbero state concesse segretamente dal governo del Lussemburgo guidato all’epoca dall'attuale presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker. L’inchiesta prenderà il nome di Luxleaks.

Tramite questi accordi occulti, aziende internazionali di rilievo avrebbero così aggirato il pagamento di tasse per milioni di euro, sfruttando le aliquote particolarmente vantaggiose - e spesso inferiori all’1% - applicate in Lussemburgo. GuardianLe MondeSüddeutsche ZeitungLe Soir: 40 tra i principali organi di informazione internazionali si incaricarono di controllare le 28mila pagine di documenti fiscali portati alla luce e pubblicare congiuntamente i risultati dell'indagine.

Provenienti da ben 65 paesi diversi, i giornalisti dell’International Consortium of Investigative Journalists si occupano da tempo di casi di corruzione e crimini transnazionali - non ultime le inchieste sui paradisi fiscali note col nome di Offshoreleaks (aprile 2013) e Chinaleaks (gennaio 2014).

A febbraio 2015, a tenere banco nell’agenda mediatica internazionale è stata un’altra inchiesta coordinata dall’ICIJ: da domenica 8 febbraio, infatti, i maggiori giornali internazionali hanno cominciato a pubblicare parte di un’indagine sull’esistenza di un presunto sistema di evasione fiscale su scala mondiale, che coinvolgerebbe la banca inglese HSBC e farebbe capo alla famigerata lista Falciani, dal nome del tecnico informatico che avrebbe sottratto una serie di dati riservati della banca risalenti al periodo compreso fra il novembre del 2006 e il marzo del 2007. La lista dei nomi coinvolti si trova sul sito di ICIJ.

L’inchiesta, denominata Swissleaks, è durata otto mesi e anche in questo caso ha visto il coordinamento di una rete di grandi media internazionali che hanno lavorato insieme sull’indagine e lanciato in contemporanea la notizia (Guardian, BBC, Le MondeL’Espresso per l’Italia). Ma cosa sarebbe successo se un giornale avesse dovuto lavorarci autonomamente, contando solo sulle proprie forze? Sarebbe riuscito ad ottenere le stesse informazioni? E queste sarebbero poi riuscite ad emergere con così tanta - doverosa - irruenza?

Leo Sisti, reporter investigativo dall'Espresso e dell'International Consortium of Investigative Journalists, ha preso parte a tutte due le inchieste, Luxleaks e Swissleaks, pubblicate dall'Espresso.