15 anni senza accuse: Mohamedou Slahi racconta l’inferno di Guantanamo

Un inferno, una prigionia ai limiti del disumano senza nessuna accusa. Mohamedou Slahi, ex detenuto e autore del libro “12 anni a Guantanamo”, ha raccontato (in diretta Skype perchè il governo gli ha negato il passaporto) la terribile esperienza del reclutamento per 15 anni nel penitenziario statunitense di Guantanamo nell’incontro tenutosi sabato pomeriggio alla Sala dei Notari di Perugia.
Slahi, introdotto da Barbara Serra di Al Jazeera English e Lerry Siems, scrittore e attivista per i diritti umani, ha spiegato i motivi dell’arresto e le sofferenze subite, una storia di illegalità da parte degli Stati Uniti: “Quando ero ragazzo, sono stato in viaggio in Afghanistan. Lì ho parlato con una persona che conosceva alcuni appartenenti ad Al Qaeda e una volta sono riuscito a parlare al telefono con Bin Laden. Sono stato soltanto sospettato di avere legami con l’associazione terroristica. Non c’erano prove che gli Stati Uniti potessero usare contro di me”.
Rapito nella Mauritania e portato a Guantanamo nel 2002, solo ad ottobre del 2016 è stato liberato. Ha vissuto in prima persona “l’inferno” del carcere e ora si “gode la libertà, da apprezzare anche nei piccoli momenti della quotidianità”. Nel libro racconta gli anni di prigionia fino al 2005, periodo in cui ha subito torture, molestie sessuali, minacce e si è trovato a vivere in pessime condizioni igienico-sanitarie: “Tutto il dolore che ho provato mi ha permesso di essere una persona migliore, di sconfiggere odio e risentimento, di capire gli altri".
“Fin da piccolo - ha proseguito Mohamedou Slahi in merito alla scelta di scrivere il libro- mi è sempre piaciuto scrivere confessioni personali ai margini dei libri di matematica. In carcere scrivevo sugli indumenti, un agente pensava, mentre usavo la penna, che lo stessi maledicendo. Mi sono state incatenate le mani perchè non volevo far leggere i contenuti delle mie lettere. Hanno sequestrato tutti i racconti. Alcune parti del libro sono state censurate dalle autorità USA dopo un test da “macchina della verità” su Mohamedou. Ci sarà, come ha affermato Lerry Seams, una seconda edizione.

Luigi Lupo