Gli ebook reader e i tablet allungheranno la vita dei giornali?

L’era della digitalizzazione si coniuga con editoria e giornalismo. Ebook e tablet questa mattina alla sala Lippi, restano al centro di numerose domanda e prospettive.

Per il primo appuntamento con il Journalism Lab, la scelta di affrontare la tecnologia del cosiddetto “inchiostro elettronico”. È Antonio Tombolini amministratore delegato della Simplicissimus Book Farm, affiancato da Carlo Annese della Gazzetta dello Sport, Stefano Bonilli giornalista fondatore del Gambero Rosso, Enrico Pagliarini di Radio 24, Enrico Porro curatore del blog Pazzo per Repubblica a chiarirne rischi e soluzioni.

A poco meno di un mese dalla messa in vendita dell’Ipad di Mac, è proprio Bonilli a scrivere ironicamente la sceneggiatura dei suoi primi quindici giorni in compagnia di uno strumento che “cambia il modo di fruire non del libro in sé, ma del suo contenuto”. Bonili elenca i pro di un sistema che pone la transumanza digitale nell’editoria e nel giornalismo. Vengono così elencati i pro e i contro di un nuovo modo d’intendere il lavoro.

Bonilli quindi, cita la risoluzione fotografica, la possibilità di sfogliare un giornale all’opportunità di scaricare in sessanta secondi un volume di trecento pagine. È poi, Porro a sdrammatizzare il cambiamento che sembra essere impellente. Al di là del semplicismo con cui si irride l’ormai vetusta carta stampata, il simposio di addetti ai lavori, o di “ipad victim”.

Editoria, giornalismo e utenza:  sono tre gli ambiti toccati da Annese, che sottolinea il contatto diretto, il nuovo modo di lavorare e il modo di usufruire grazie all’ebook. “I giornali diventano applicazioni scaricabili” spiega Annese che poi , richiama il concetto di giornalismo partecipato.  Guardando al futuro, lo stesso giornalista della Gazzetta dello sport ha prospettato l’idea degli editori italiani di diventare produttori di contenuti in filmato audio-video. Le provocazioni giungono dalla voce di Pagliarini che definisce l’ebook occasioni di lettura e ascolto, che in realtà sono l’evoluzione di tecnologie di cui “nessuno ancora comprende bene l’utilizzo”.

Luisa Bellissimo

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