Al Festival Internazionale del Giornalismo arriva l’ “onda”: nell’incontro organizzato da Zai.net, che si è svolto al Centro Alessi giovedì 22 aprile, l’ “onda anomala”, movimento degli studenti universitari nato nel 2008, è stata l’input per un’analisi sul rapporto conflittuale tra media e proteste studentesche.
In un confronto tra generazioni sono intervenuti Mimmo Calopresti, regista ed attore, Francesco Raparelli, attivista politico, e Concetto Vecchio giornalista de La Repubblica; moderatori Matteo Marchetti e Luca Sappino di Zai.net.
L’intervento iniziale di Raparelli, partendo dall’idea che oggi ci sia stata un’interiorizzazione della centralità dei mass media, si è incentrato sul problema di costruire un’immagine del movimento attraverso i media ed allo stesso tempo di mantenere una continuità all’interno di un circuito mediatico veloce sempre di più virtuale ed i social network protagonisti. L’ “onda” è stato un movimento seguito da molte testate che ne hanno censito l’attività; al contempo naturale è stato il confronto con il problema della continuità, in un processo che da un’iniziale esplosione, fatta anche di ricerca del consenso attraverso azioni di disobbedienza pacifica, ha portato a meno eco ad alla necessità di individuare effettivamente una modalità per continuare ad esistere nel percorso dei media.
Calopresti, ricordando le proteste degli anni 70, testimonia invece l’idea di chiusura nei confronti degli organi di stampa da parte degli attivisti: l’azione e la manifestazione “militarizzata” contro tutti e contro tutti prevedevano un’esclusione dei mezzi di comunicazione ed un uso della “parola” in contesti definiti, tra i militanti, nelle assemblee, negli incontri, sui volantini. In un excursus personale, parallelo allo sviluppo dei mass media, il regista sottolinea il progressivo raggiungimento della consapevolezza della potenza dell’immagine – cinema o documentario che sia – diviene un mezzo che può consentire ai movimenti, chiusi su se stessi, di uscire fuori, essere compresi da tutti e coinvolgerli possano uscire fuori, comunicare alle persone. La forza di un’immagine quindi, che sia in grado di scuotere le coscienze ed in particolare creare un rapporto di empatia con chi vede: il cinema in questo caso diviene, secondo Calopresti, un modo di far esistere le persone anche a livello individuale.
Vecchio, nella sua riflessione, si è posto il problema di quanto valga per un movimento ottenere una prima pagina o se l’obiettivo che le proteste debbano perseguire sia il cambiamento effettivo della società. La necessità per i movimenti di evitare l’autoreferenzialità diviene importante per mantenere la loro credibilità, il rischio infatti è quello che tutto sia falsato in una strategia di comunicazione, che divenga una “recita” per ottenere l’attenzione; il riferimento al movimento no-global è stato esplicito: un’attuazione di strategia mediatica per stare molto sotto i riflettori più che testimoniare le proprie idee.
L’interazione con il pubblico, coinvolto nell’incontro, ha permesso di approfondire le posizioni di ciascun relatore e realizzare un importante momento di riflessione comune costruttiva su momenti della storia sociale italiana che ci appartengono profondamente.
Eliana Ciappina