Videocracy

“Non mi aspettavo neanche che il film uscisse in Italia”. Esordisce così Erik Gandini, il video maker indipendente che ha realizzato Videocracy, il documentario sul potere mediatico di Silvio Berlusconi.

Meno male che c’era Current Tv, ci verrebbe da dire. La piattaforma indipendente, nata l’8 maggio 2008 in Italia, non poteva non cogliere quest’opportunità, come spiega il general manager Tommaso Tessarolo.

La conclusione più ovvia è che ormai imporre la censura è inutile, anzi spesso danneggia proprio chi lo fa.

Quando Erik Gandini ha letto le motivazioni della Rai sulla censura non al film, bensì ai trailer confessa di “aver avuto paura”: “Hanno usato un linguaggio orwelliano, spiegandomi che il trailer non poteva andare in onda perché la Rai non può essere usata per motivi politici. E non era un’ironia”.

Ma la rete è subito intervenuta a supportarlo: “Dopo poco c’è stata un’esplosione epidemica del trailer su youtube, facebook e gli altri social network”.

E ovviamente al suo fianco c’era anche Current Tv, che ha anche trasmesso il 25 marzo una delle più grandi manifestazioni mediatiche di quest’anno: Rai per una Notte è stato l’esempio di come “l’idea tutta italiana che se una cosa non va in tv non esiste si sta superando. Ormai tutti noi possiamo diventare parte attiva dell’informazione”. “Current – prosegue Tessarolo – ha subito dato l’appoggio anche economico e ha avviato una campagna on line per lanciare l’iniziativa”.

Questo dimostra come “il genere d’informazione, con i nuovi tagli sperimentati da Current, può anche essere d’intrattenimento”, conclude Tessarolo.

Ma quello che manca in Italia è un rapporto di fiducia tra pubblico e mass media di cui godono gli altri paesi all’estero.

Gandini lo spiega con l’esempio di un programma svedese di controinformazione che ha fatto scoprire alcuni scandali del partito di destra e nessuno l’ha messo in dubbio o ha gridato al complotto, anzi ha cambiato l’esito elettorale.

“Vivere in un paese così (Stoccolma, ndr) dà un grande senso di sicurezza”, dichiara Erik.

A vederlo non sembra, vista la stazza, ma il regista ha confidato alla platea del Teatro Pavone di Perugia di sentirsi “molto piccolo”: “Raccontare la mia versione del mondo della Tv mi ha dato forza. Ho provato il gusto di non fare lo spettatore passivo, ma entrare in quel mondo e raccontarlo”.

Realizzare questo documentario gli ha fatto capire che “nessuno di noi è troppo piccolo per offrire il proprio sguardo sul mondo”.

Valeria Fornarelli

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