Si parla di Europa al Festival nella sessione “Ve la do io l'Europa” in cui si è riflettuto ad un anno dalle prossime elezioni europee di quanto Europa politica ci sia nel vecchio continente e quanto valga il motto “uniti nella diversità”. Non solo una profonda riflessione sul ruolo dell'Europa nei paesi membri ma cercare di capire quanto l'idea Europa sia effettivamente percepita dai cittadini membri.
Hanno partecipato Tiziana Barghini, responsabile del europa meridionale per l'agenzia di stampa Reuters, Andrea Giambartolomei del sito Cafebabel.com, Jean Quatremer, corrispondente di Libération a Bruxelles, Bruno Waterfield, corrispondente di The Daily Telegraph a Bruxelles e infine Marco Zatterin corrispondente di La Stampa a Bruxelles.
“E' ancora lenta l'idea di popolo europeo. Faccio un esempio il ricco popolo tedesco non è disposto a pagare per la Grecia, per l'Italia o per la Francia. Perchè la politica gli ha detto che non deve farlo” così Quatremer ha sintetizzato l'idea dell'istituzione europea nei popoli membri.
Il federalismo europeo è emerso come un obiettivo ancora lontano, un processo fin d'ora più sociale che politico; nella grande difficoltà di trovare una politica europea condivisa. Ancora oggi troppa difficoltà e poca volontà nel comunicare tesi comunitarie nonostante che le leggi nazionali siano subordinate in larga parte a direttive europee.
Ancoro lontano il concetto di cittadinanza europea non subordinata alla cittadinanza nazionale, ciò sarebbe un passo determinante per l'unità effettiva della comunità europea. “credo che per ora sia solo un sogno -risponde Zatterin della Stampa- d'altronde anche il pensiero della comunità economica europea era quello: un economia unica europea. Ma ad oggi non è ancora del tutto così, figuriamoci per la cittadinanza”. Sullo stesso piano la provocazione di spostare il fondo monetario mondiale in Europa in quanto entità unica in grado di esprimere la più grande partecipazione nel fondo.
Il ruolo della stampa. Se la politica è ancora lontana da un pensiero europeo unico, i mass-media non si allontanano di molto trattando ancora con sufficienza i temi europei. “Credo non ci sia differenza tra i media europei -dice Quatremer- si parla troppo poco di europa e quando lo si fa è noioso. Invece è possibile fare giornalismo investigativo anche a Bruxelles”. Troppo poco lo spazio concesso alle tematiche europee nei mass-media che ignorano il ruolo decisivo di Strasburgo nelle legislazioni dei paesi membri. Una responsabilità, quella della stampa, non solo di informare ma anche di formare l'opinione pubblica ai ruoli e alle strutture dell'Unione Europea che fin d'ora è stata colpevolmente disattesa.
Luca Borghini