Il festival internazionale del giornalismo ha dedicato spazio al giornalismo scientifico in campo ambientale.
Ne hanno parlato: Giovanni Anzidei dell’ Accademia dei Lincei, Presidente dell’associazione giornalisti scientifici, Salvatore Giannella, Direttore prima di Genus, in seguito dell’Europeo, di airone, e nel periodo 2000-2006 si è occupato delle pagine culturali e scientifiche di Oggi, Marco Fratoddi, Direttore di Nuova ecologia (Lega Ambiente), professore di scrittura scientifica all’università di Cassino, Andrea Atzori, Presidente dell’ente di bacino 2 per lo smaltimento dei rifiuti a Padova ed in 19 comuni limitrofi, l’opera di coordinamento è stata affidata al blogger e giornalista Luca Conti.
Durante il panel ci si è chiesti se il giornalismo scientifico goda o meno di buona salute, ed è emerso che a causa della crisi che colpisce la stampa non ha risparmiato neanche la cultura e con essa naturalmente la comunicazione della scienza.
Si sta assistendo alla scomparsa della figura del giornalista in redazione, spesso anche per la difficoltà nel comunicare ciò che accade.
Accade che a differenza dei primi anni del novecento in cui la scienza si occupava di temi quali i tram elettrici o l’avvento dell’illuminazione, temi quindi concreti e riscontrabili nella realtà, a differenza di oggi in cui le tematiche trattate risultano per così dire “invisibili” non se ne conosce la bontà (caso degli OGM o della clonazione).
Altro compito che la scienza dovrebbe prendersi in carico è quello di spiegare bene gli argomenti di cui tratta (per esempio lampante è il caso dell’energia nucleare utilizzabile non solo per le centrali nucleari ma anche per alcun e terapie mediche e per altri usi).
La decisione di occuparsi di tematiche ambientali è troppo demandati ai governi nazionali che in alcuni casi ne sposano le idee (Cameroon in Inghilterra, Sarkozy in Francia), in altri esistono delle vere e proprie lobby negazioniste addirittura contrari ai dettami dell’Unione Europea che entro il 2020 richiederebbe che i singoli stati rispettino il concetto del 20:20:20.
Fondamentale è ragionare dei vantaggi insiti nel parlare di ambiente, a questo riguardo sono stati citati mass media che si occupano di divulgazione scientifica sia in televisione (discovery channel) sia che nella carta stampata (Focus).
Notevole importanza è data dalla comunicazione dei risultati delle ricerche e dall’aggiornamento professionale dei giornalisti scientifici.
E’ stato trattato anche l’evoluzione del giornalismo scientifico nei confronti del web, a questo proposito è necessario anche grazie al web rendere conto della bontà dei servizi, invogliando i giornalisti a spaziare, infatti come ha detto Atzori non si occupano ad esempio di raccolta differenziata.
Inoltre va distinto il lettore comune al quale è sufficiente un sito web informativo, dall’appassionato che necessità di riviste specializzate.
Comunque quando si vuole l’ambiente è esso stesso una fonte divulgativa, che permette di ottenere ciò che si vuole (ad esempio, km zero).
E’ stato anche messo in luce il fatto che il giornalista scientifico, non essendo un tuttologo deve contattare uno o più esperti di un determinato settore, divulgare vantaggi e svantaggi in modo da poter orientare la popolazione a tutto tondo.
Importante è l’attendibilità del giornalista che si acquisisce solo con il tempo (giornalisti conosciuti e ben quotati sono considerati sempre attendibili), le notizie vecchie non sono considerate attendibili (caso della notizia circolata alle 20 di sera di qualche giorno fa circa la correlazione antibiotici – tumori, la cui attendibilità non era stata verificata se non dopo alcuni giorni perdendo purtroppo di valore).
Domenico Aloia