Laboratorio Italia. Cosa accade al giornalismo quando un tycoon entra in politica.

Molte cose già sentite,argomentazioni già utilizzate per affrontare il tema del rapporto tra il sistema politico italiano,che da anni gira intorno alla figura di Silvio Berlusconi e il sistema della nostra informazione che,casualità,da anni analogamente gira intorno alla figura di Silvio Berlusconi. Ovviamente si parla di come un Presidente del Consiglio che possieda un blocco consistente dei mezzi d'informazione incida su come le notizie si diffondano e arrivino alla popolazione. Di come però esista anche un altro blocco, che fa capo all'imprenditore Carlo De Benedetti,del Gruppo Editoriale L'Espresso e di come la contrapposizione tra questi crei una cosiddetta "macchina del fango" da entrambe la parti. Questa difficile situazione, secondo John Lloyd, è comune anche ad altri paesi.Infondo il momento di crisi è da sempre il più favorevole per figure carismatiche che intendono imporre la loro visione della realtà. Verso la fine della discussione però si arriva finalmente ad un'osservazione interessante del direttore dell'Ansa:a quanto pare la motivazione dell'anomalia italiana non risiederebbe solo nella proprietà delle reti televisive e delle testate giornalistiche,ma se il giornalismo italiano versa nella situazione attuale la causa sarebbe la debolezza delle istituzioni del Paese. La conseguenza diretta sul giornalismo qual'è?La polarizzazione delle informazioni,l'assenza di un giornalismo generalista e che prenda distanza dalle notizie,ma le fornisca al pubblico,offrendo gli strumenti per analizzarli e crearsi un'opinione personale. Il processo di formazione dell'opinione pubblica ad oggi avviene quasi esclusivamente attraverso la televisone e si assiste a prime pagine che rincorrono i palinsensti televisivi,che quindi non sono più capaci di portare per primi le notizie,ma spesso si limitano esclusivamente a ri-portarli,come osserva il direttore del "Messaggero", Mario Orfeo. Manca quindi un passaggio, che è quello della ricerca del notizia. E' il moderatore stesso, Francesco Specchia di "Libero", a riconoscere nei pochi esempi di giornalismo d'inchiesta il settimanale "L'espresso", rappresentato dal vice-direttore Orazio Carabini, ma a quanto pare un esempio isolato e che comunque vista la situazione, si trova a dover affrontare un calo delle vendite,di cui parla proprio Carabini. Le prospettive future secondo i relatori non sono proprio rosee,per quanto tutti sono concordi sulla previsione di Orfeo,secondo il quale è necessario un ritorno al giornalismo generalista,possibile però solo nel momento in cui anche la situazione politica cambi,arrivando finalmente al completamento della transizione, al quale ancora, dalla fine della Prima repubblica non si è arrivati.

Camilla De Michele