Informazione ed opinione pubblica europea. Il ruolo del giornalista

Esiste un’opinione pubblica europea? Nonostante i numerosi investimenti nell’informazione e nella creazione di nuovi canali mediatici comunitari, sembrerebbe di no. Bruxelles non fa notizia.

Durante il workshop “Informazione ed opinione pubblica europea” che si è tenuto domenica mattina all’Hotel La Rosetta si è parlato del perché.

Il fatto che i soggetti europei abbiano una visibilità molto limitata all’interno dei telegiornali italiani dipenderebbe, secondo il giornalista Alessio Cornia, autore del saggio Europocket Tv Italia, dall’utilizzo di un linguaggio poco adatto al pubblico, troppo tecnico e attaccato ai numeri piuttosto che alla notizia. Inoltre, secondo Cornia, il giornalismo italiano è «fortemente basato sul conflitto, per cui non paga un’istituzione, come quella europea, che non batte i pugni».

Ne nasce dunque un’opposizione tra la visione eurocentrica dei corrispondenti e quella dei direttori delle testate, che sanno di doversi confrontare con un pubblico interessato maggiormente alla politica nazionale. Così, per far passare le proprie notizie, i corrispondenti italiani escogitano strategie giornalistiche che perseguono le logiche nazionali, non tanto interessate a diffondere l’identità europea quanto piuttosto a far diventare Bruxelles una semplice sponda del dibattito pubblico nazionale.

Per Gaetano Barresi, capo redattore esteri del giornale di Radio Rai, bisogna gerarchizzare la notizia in base agli interessi del pubblico: «Io ricordo – ha detto – che quando erano stati aboliti i costi di ricarica l’informazione era uscita su tutti i media. Poi, naturalmente, a nessuno interessa la grandezza che devono avere i fusibili».

Altro problema riguarda la formazione. Si è infatti notato che nelle lauree che dovrebbero formare i futuri giornalisti mancano corsi che si occupino di tematiche europee. A proposito di formazione si è anche espresso Anguel Beremliysky, rappresentante della Commissione europea, che ha auspicato all’estensione del programma Erasmus anche al campo del giornalismo, visto che esperienze simili sono già stata applicate fruttuosamente ad altre categorie professionali: «La possibilità di viaggiare negli altri paesi europei e confrontarsi coi colleghi che fanno lo stesso lavoro permette di acquisire nuove competenze», ha affermato Beremliysky.

Fino ad oggi, quindi, l’Unione Europea esiste più come un’entità finanziaria che non come una comunità. La sfida più grande rimane, così, quella di formare i cittadini e diffondere un’identità europea consapevole. Questo risultato non può essere conseguito semplicemente attraverso la traduzione di format giornalistici nazionali nelle lingue dei 27 paesi dell’Unione, ma necessita di media dal forte carattere europeo, come Europocket Tv e RadioNews, un progetto di radio-web proposto venerdì scorso dal direttore di Radio Rai Uno Antonio Preziosi.

Enrico Santus