L’opinione pubblica sta assistendo a un progressivo spostamento dell’asse d’interesse di giornali e tv verso realtà in cui un contratto di lavoro sembra una chimera. Come raccontare l’occupazione, la disoccupazione o la cassintegrazione? qual è l’utilità e la funzione dei media e del web in particolare al proposito?
Di questo si è discusso nel lungo e dibattuto panel che ha visto protagonisti gli ideatori del blog L’isola dei Cassintegrati, Michele Azzu e Marco Nurra, i ragazzi che hanno fatto conoscere all’Italia intera e non solo la condizione dei 3000 operai dell’impianto petrolchimico di Porto Torres Vinyls. A far da spalla a questi due coraggiosi blogger, i giornalisti Alessandro Gilioli de l’Espresso e Luca Telese di In Onda (LA7): entrambi, fin dal 2010, anno dell’occupazione dell’Asinara da parte degli operai sardi, hanno accompagnato i ventenni nel denunciare e rendere pubblica la situazione di estremo disagio che stavano vivendo uomini e donne senza una prospettiva di lavoro.
La storia di questi coraggiosi e dignitosi operai che per mesi e mesi si sono visti prendere in giro da sindacati, dirigenti d’azienda e politici, e si sono ritrovati a compiere un atto di estrema protesta andando a occupare quello che era il carcere di massima sicurezza dell’Asinara, è diventato un libro. Una vera “storia di storie”, intitolato Asinara revolution (Bompiani 2011), che descrive sin dall’inizio il desiderio di aiutare quella gente sarda in difficoltà. “Oggi - dice Gilioli – il parco naturale dell’Asinara, sembra il set di un film drammatico, un Avatar sardo, nonostante lo scenario naturale mozzafiato".
Tanti sono i protagonisti di questa lunga e triste storia di lavoro narrata nel romanzo, che è al contempo giornalistico e generazionale. I creatori del blog dell’Isola dei Cassintegrati sono riusciti a far convivere su piani diversi, seppur intrecciati, le loro storie a quelle di persone appartenenti a generazioni diverse.
Proprio sull’efficacia comunicativa dei blog e dei social network si è snodata la discussione questo pomeriggio nella Sala Lippi. Il lavoro di Azzu e Nurra, ha spiegato Telese, è una grande operazione comunicativa che racconta, come vogliono i tempi di crisi, il “non lavoro”, o meglio, quella realtà priva di occupazione in cui vivono o sopravvivono buona parte degli operai italiani. “E’ la nostra – continua Telese – una realtà parcellizzata, suddivisa in mille altre piccole realtà a cui si può e si deve dar voce”.
La fine di un lavoro dovrebbe essere raccontata e denunciata, se ingiusta, con originalità e genialità, usufruendo di tutti quegli strumenti che permettono a tutti di affacciarsi ad un mondo virtuale in cui però sono vive ed estremamente reali le voci di quelli che patiscono le ingiustizie di un mondo in cui il desiderio più grande è portare a casa la pagnotta.
Elisabetta Scassellati