Come è cambiato il terrorismo negli ultimi dieci anni? È la questione centrale sviluppata all'Auditorium del Conservatorio di Perugia nell'ambito della presentazione del libro Un istante prima, di Stefano Dambruoso e Vincenzo Rosario Spagnolo. Il dibattito è stato condotto da Daniele Morini, giornalista e autore televisivo, con la partecipazione di Yahya Sergio Yahe Pallavicini, vicepresidente del COREIS, Valerio De Cesaris, docente dell'Università per Stranieri di Perugia e membro della Comunità di Sant'Egidio, e Don Elio Bromuri, direttore de La Voce.
Il libro analizza le dinamiche del terrorismo di matrice islamica in Italia, raccontando in parallelo il lavoro di magistrato di Dambruoso e le vicende personali di Mohamed Game, autore nel 2009 di un attentato fallito a Milano. La riflessione dei due autori cerca di capire come si può arrivare a gesti così estremi, analizzando la situazione di estrema marginalità e povertà in cui si era trovato l'uomo.
Per arrivare “un attimo prima” è sicuramente fondamentale la prevenzione e il monitoraggio via web, ma non si può prescindere dal dialogo. È proprio sul tema del dialogo interreligioso che hanno insistito tutti i relatori in modo unanime, individuandolo come strumento fondamentale per la prevenzione degli estremismi e come principale mezzo d’integrazione. Solo attraverso il dialogo si può arrivare alla conoscenza e di conseguenza evitare il pregiudizio, che nasce invece dalla paura e dall'ignoranza. A questo proposito tutti i relatori hanno ricordato come la parte terrorista dell'Islam corrisponde a una percentuale inferiore all'1% dei credenti di questa religione e che in Italia i condannati per reati legati al terrorismo siano circa 60, su una popolazione di quasi due milioni di persone.
“Per costruire una realtà di dialogo bisogna conoscere e sensibilizzare”. Così Pallavicini ha sottolineato nella sua analisi la necessità di una maggiore comunicazione tra le varie culture che coesistono oggi in Italia, elogiando l'attività del ministro Ricciardi che opera in questo senso, per raggiungere una maggiore cooperazione e coordinamento tra le varie comunità religiose. Oggi i religiosi, il mondo del volontariato e le istituzioni possono e devono lavorare insieme per essere parte attiva di una società che garantisce determinati valori, comuni a entrambe le religioni, come la sacralità della vita.
Il professor De Cesaris ha inoltre approfondito il tema dell'identità, definendo i fondamentalismi come una reazione identitaria alla mondializzazione. “Ognuno di noi può contribuire alla pace, perché l'integrazione non riguarda solo gli immigrati, ma anche gli Italiani”: per questo, secondo De Cesaris, è determinante il modo in cui ciascuno si pensa nel suo rapporto con la società.
Il dibattito ha suscitato molti spunti di riflessione su un tema che oggi appare sempre più attuale, perché non basta la libertà religiosa per garantire un'integrazione piena e profonda ed evitare la marginalità e il degrado, che causano quasi inevitabilmente la nascita di culture dell'odio.
Beatrice Cuniberti