L’impero celeste. la Cina cambia

L'impero celeste. La Cina cambia è il titolo del panel svoltosi questa mattina alla sala Lippi. Il panel è stato occasione per presentare il nuovo numero di East, magazine bimestrale edito dalla stessa UniCredit e che tratta principalmente temi di natura estera. Tema di questo numero è, infatti, la Cina, intesa come ultima superpotenza rimasta dopo il crollo del Muro di Berlino. A presentare East e parlare di Cina, erano presenti Claudia Astarita, dell'Università John Cabot, Maria Cuffaro del Tg3 e il giornalista Astrid Dakli.

Nel corso della presentazione, partendo dallo scandalo che ha travolto Bo Xilai e la sua famiglia, si sono messe in evidenza le contraddizioni, evidenti o meno, che caratterizzano la Cina. Infatti, in questo momento la leadership del Partito Comunista Cinese è messa in crisi proprio dalle accuse rivolte a Bo Xilai, che fino a poco prima dello scandalo era candidato a essere il braccio destro del futuro segretario di partito.

Ma sono anche altri i problemi che il colosso cinese sta affrontando: ad esempio – spiega Dakli – la questione delle risorse energetiche. A oggi, la Cina importa il 5-10% delle risorse naturali: una quantità importante, soprattutto in considerazione del fatto che, di questa percentuale, il 70% è carbone. Questo pone anche un problema di inquinamento: indipendentemente dagli ammonimenti internazionali che la Cina riceve, il paese sta cercando alternative al carbone per garantire la sopravvivenza della sua popolazione, gravemente minacciata, appunto, dall'inquinamento. In quest'ottica, è sempre più importante il complicato rapporto con la Russia, che è il principale produttore al mondo di idrocarburi e Paese con cui la Cina intrattiene tutti i suoi rapporti energetici.

Non è solo l'Urss il paese con cui la Cina si relazione: negli ultimi anni, infatti, la superpotenza ha dimostrato un vivo interesse nei confronti dell'Africa, soprattutto per quanto riguarda l'acquisto di terreni da coltivare. Di contro, in Africa, i dittatori si dimostrano molto entusiasti dell'interesse cinese, mentre molto meno entusiasti si dicono i lavoratori, che vedono nei cinesi degli sfruttatori peggiori dei precedenti.

Infine, si è parlato di futuro del paese, paragonandolo a quello che fu dell'Urss: per Dakli, è molto difficile dire ora che fine farà la Cina tra venti anni, ma le differenze sostanziali tra la Repubblica Popolare Cinese e l'Urss degli anni Ottanta fanno pensare per la Cina ad un futuro diverso e meno catastrofico di quello toccato allUrss.

Chiara Baldi