Il talk show al tempo di Monti

“Il talk show è sempre stato un gran casino mediatico, una commedia nel quale tutti si possono divertire e vomitare più o meno seriamente i problemi del paese. Una straordinaria messa in scena”. Se David Parenzo ha ragione o meno è di certo difficile stabilirlo, ma il venerdì pomeriggio appena passato al teatro del Pavone ha dato degli ottimi spunti di riflessione sul significato del valore della forma televisiva del talk show e delle sue differenze nella sua messa in onda durante gli ultimi due periodi politici che l’Italia ha vissuto.

Il talk show ha cambiato profondamente il mondo televisivo e fare questo tipo di programma tra l’era Berlusconi e l’era Monti apre scenari tra l’assurdo e l’iper-realismo. Con Domitilla Savignoni, giornalista del Tg5 come moderatrice Il talk show al tempo di Monti ha visto protagonisti quattro personalità molto forte della radio-televisione italiana. Oltre il già citato David Parenzo, presente l’altra metà della coppia più irriverente della radio italiana Giuseppe Cruciani, conduttore de La Zanzara su Radio 24, Luca Telese, giornalista de il fatto Quotidiano, e Marco Ferrante, giornalista e autore televisivo, conduttore di Icone su Rai5.

L’incontro si apre con una domanda sul linguaggio dei talk show a volte troppo duro ed altre troppo pacato. Secondo Telese l’informazione vera negli ultimi anni si è avuta sempre fuori dai canali ufficiali per la troppa pressione sui media. Questo ha reso il linguaggio molto più vario, anche molto duro in certi casi. Cruciani, come era facilmente prevedibile, ricordando anche gli eventi dello scorso Festival,  alle parole di Telese, risponde accusandolo di un doppio gioco mediatico tra televisione e interviste che lo rendono molto malleabile tra le forze politiche.

Marco Ferrante, intervenendo, spiega che “la pluralità della scena televisiva è andata oltre la politica ma mirava ad aumentare l’industria dello show e che quindi si potesse anche sganciare dalla serietà e andare alla ricerca di quello che il popolo e il pubblico voleva davvero. L’uscita di scena di Berlusconi dovrebbe riportare tutto alla normalità ma ricordiamoci che il sistema in cui viviamo è estremamente plurale: Rai, La7, Mediaset, Sky. Probabilmente siamo in grado di riformare il sistema dell’intrattenimento”.

Di certo da queste discussioni si evince l’amarezza di chi fa televisione e del pubblico per una classe politica che non è mai scesa in campo per un dibattito per i veri problemi del paese, ma si sono sempre nascosti dietro una crisi economica che travolge il paese, dietro riforme dure che portano le persone a molti gesti estremo forse proprio perché non riescono a comunicare con le istituzioni. Tra risate e invettive a personaggi celebri dei gossip politici italiani il pubblico si sente coinvolto dagli ottimi interventi di David Parenzo, comici e nello stesso tempo pieni di una riflessione profonda sui paradossi del paese, che aggiunge: “la televisione è una finestra sul mondo: chi ha la videocamera lo riprende, chi ha una penna sceglie un pezzo della verità del paese e se ne occupa. Tutti compresi nessuno escluso, e prima di tutto gli editori, devono rimettersi a lavoro e spendere i soldi per un qualcosa, un contenitore di intrattenimento e informazione serio e nuovo”.