Il giornalismo musicale nell’era del dopo MySpace

L’annuncio del forfati di Max Pezzali ha deluso i molti fan accorsi alla Sala dei Notari ma non ha impedito ai presenti di riflettere sull’influenza della rete nel rapporto fra stampa e talenti musicali. Anche perché, a fianco ad Alessio Jacona e Diletta Parlangeli, animatori del panel,  gli ospiti di riguardo non mancano.

Gino Castaldo, grande firma de la Repubblica è il primo a testimoniare: “La rete ha anzitutto ridotto i tempi di meditazione, assimilazione e verifica dell’informazione. Ormai, per orientarsi nel mare di informazioni ci vuole istinto ed esperienza”. Anche il mondo discografico ha dovuto a sua volta adattarsi al cambiamento. Anzitutto, gli artisti o i loro fans hanno oggi molti più canali per indirizzare direttamente ai giornalisti i loro demo. In secondo luogo, un tempo abituata ad un legame stretto e privilegiato con una ventina di giornalisti, l’industria discografica si trova ormai difornte a 500 interlocutori non sempre pertinenti.

Il discografico Alberto Cusella ha vissuto questa trasformazione : “La prima fase della promozione di un artista è oggi il lavoro sul video, su internet, you tube e facebook. La stampa è solo il passo successivo, e spesso il giornalista si accorge da solo delle novità”. Non sempre, perché non sono rari i casi in cui la stampa si accorge con grande ritardo di veri e proprio fenomeni esplosi sulla rete.

My Space, You Tube, Sound Cloud: gli strumenti social sono oggi numerosi. “My Space e Facebook sono state delle vere rivoluzioni, sostiene Charlie Amter, giornalista americano che scrive di musica italiana. Sound Cloud in compenso deve ancora migliorare le sue funzionalità”. Alessandro Pieravanti, membro de Il Muro del Canto è consapevole del rapporto privilegiato che i social media rendono possible fra artisti e pubblico. “Myspace era una piattaforma per addetti ai lavori, ma il pubblico ha scelto in massa facebook e noi musicisti li abbiamo seguiti”.

Facebook è diventato quindi lo strumento per segnalare il proprio apprezzamento per un artista e seguirne l’attualità, in particolare le esibizioni live. “Non è un caso se la sale sono sempre più piene, sostiene Alessandro Pieravanti. La qualità è aumentata perché quando suoni dal vivo sei ripreso e messo su youtube”. L’artista è quindi obbligato a confrontarsi già prima del concerto con il potenziale pubblico ed è stimolato a migliorarsi.
Non lo stesso si può dire del giornalismo. Gino Castaldo racconta a questo proposito un episodio. “Due anni fa, in occasione della morte del tastierista dei Pink Floyd, Rick Wright, avevo consultato la voce di Wikipedia a lui dedicata, ricorda il giornalista. Una frase stonata e priva di senso, che definiva il Wright ‘compositore melodico del gruppo’ aveva attirato la mia attenzione”. Un'ora dopo, l’agenzia Ansa pubblica il suo lancio. “Sapete qual’era il titolo ? ‘Morto compoositore melodico dei Pink  Floyd’!". Un errore ripreso da tutti i giornali e siti italiani… Alla pigrizia di certi esponenti della professione anche Alessandro Pieravanti ha fatto l’abitudine: “Quando esce un disco, ci si ritrova con settanta recensioni tutte uguali, che riprendono pari pari il comunicato stampa scritto dalla band!”

Andrea Paracchini