SustainaBEERity. Innovazione, qualità e…luppolo: la ricetta Carlsberg per Crescitalia

Centro della discussione è il tema di un’azienda che produce birra. Rispetto al mercato delle bionde fermentate, la Carlsberg ha stabilito dei nuovi valori, provando a esportare qualità e innovazione nella peculiarità del contesto italiano, un caso che presenta caratteristiche molto particolari rispetto agli altri mercati europei.

“L’italiano è cauto nella consumazione della birra. Consuma poco, ma bene”. Parlando della situazione italiana, Alberto Frausin, amministratore delegato di Carlsberg Italia, descrive a grande linee le tendenze economiche che caratterizzano l’estensione geografica delle principali aziende al mondo produttrici di birra, inserendo la bandiera danese tra i quattro gruppi di produzione che da sole forniscono più del 60% dell’intero volume commerciale. Seguendo l’onda BRICS, la Carlsberg ha pian piano spostato il proprio baricentro verso est, concentrando le proprie dislocazioni offshore verso Russia, Cina e India, realtà economiche ormai consolidate con costanti livelli di crescita superiori alla media globale. Proponendo l’innovazione come valore di partenza, si è cercato di sviluppare un nuovo modello dal minore impatto ambientale.

Perché la Carlsberg ha deciso di investire in Italia e quali sono le difficoltà incontrate? “L’Italia è una scommessa. Investire nel nostro paese non è facile. È un paese che, a differenza delle nuove economie, non cresce più. Siamo da sempre stati un paese ricco di fantasia, ma il problema è sempre stato la reticenza al cambiamento. È comunque un’operazione possibile, con il coraggio e la motivazione d’innovare il paese”. Prosegue Frausin, incalzato dalle domande del giornalista e scrittore Dennis Redmont e il moderatore Luca Conti, fondatore di pandemia.info.

Ma in cosa consiste questa innovazione? Dopo una breve esperienza lavorativa in Danimarca, l’amministratore delegato ha importato nuove idee volte a preservare la conservazione e la qualità del prodotto. Un esempio: un fusto nuovo per la distillazione di birra alla spina. I vecchi contenitori solitamente avevano una capacità di tre, quattro giorni, dopo i quali il gusto autentico del luppolo lavorato perdeva d’incisività e, dal momento che non sempre i venditori facevano caso alla preservazione del prodotto, si è pensato di sviluppare dei nuovi fusti capaci di garantire un ciclo di conservazione di trenta giorni. Tutto questo, sottolinea ancora una volta Frausin, badando soprattutto all’impatto ambientale. Operazione riuscita con un “ottimo risultato”.

Infine, una piccola riflessione introdotta da Redmont in tema di genere. La birra è solitamente un prodotto per un pubblico maschile. Per raggiungere una parità dei sessi in tal senso e incrementare dunque il mercato, la Carlsberg, dopo un’attenta ricerca scientifica sta mettendo a punto un nuovo sapore, meno amaro, adatto al palato della donna.

Mario Paciolla