Progetto Diritto di sapere, verso un Freedom of Information Act italiano

I relatori dell’incontro svoltosi nella sala Lippi il 28 aprile erano Guido Romeo, Helen Darbishire e David Cabo; hanno discusso sul tema dell’accessibilità alle informazioni  in Italia, dove, nonostante la presenza della legge 241,  l’accessibilità nella pratica risulta ancora molto carente, soprattutto se paragonata ad altri paesi europei.

Secondo il ranking mondiale presentato da Darbishire, fondatrice di Access Info Europe, l’Italia risulta infatti agli ultimi posti in termini di accessibilità ai dati pubblici. Guido Romeo illustra quindi il progetto Diritto di sapere, che ha lo scopo di sensibilizzare sul tema, mappare la situazione attuale e realizzare una piattaforma in grado di organizzare e rendere accessibili a tutti le informazioni che attualmente sono introvabili o male organizzate e per la raccolta delle quali, tuttavia, lo stato italiano spende soldi dei contribuenti.

Ci si chiede che senso abbia impiegare risorse nella raccolta, catalogazione e conservazione dei dati quando questi non possono essere utili alla stampa e ai cittadini nei termini di una consultazione libera e di facile attuazione.

Il diritto di accesso ai dati non si realizza esclusivamente attraverso la loro pubblicazione, ma questi devono essere organizzati e resi accessibili in modo coerente al fine di garantire il diritto alla conoscenza da parte di tutti cittadini, questo è lo scopo di Diritto di sapere, il progetto nato dall’idea di Guido Romeo, giornalista di WiredVogue.

David Cabo, fondatore di Civio Foundation, porta l’esempio della Spagna: la politica spagnola è, infatti, molto attenta al tema dalla trasparenza, che passa necessariamente dall’accesso alle informazioni pubbliche. Oltre a facilitare l’accesso, questo tipo di piattaforme costituiscono anche degli indici su cosa la gente chiede di sapere.

Il progetto Diritto di sapere, ci dice Romeo, ha due obiettivi fondamentali: mappare l’accesso alle informazioni, ovvero monitorare il modo in cui cittadini e stampa possono realizzarlo, e “lavorare per una cultura dell’accesso alle informazioni” nel nostro paese.

E’ necessario dunque far leva al fine di realizzare una legislazione più adeguata su questo tema e rendere operativo l’accesso alle informazioni.

Francesco Salis