Il futuro dell’informazione

In un Centro Alessi gremito di gente, con il direttore del Columbia Journalism Review Justin Peters, si è discusso in questo caldo pomeriggio di Perugia di come i giornali e i siti internet si aprono, se si aprono, alle innovazione e alle sperimentazioni tecnologiche e stilistiche. A questo appello rispondono Burt Herman, co-fondatore di Storify, Robert Hernandez, Online News Association, e Paul Lewis, giornalista di The Guardian.

Al giorno d’oggi, con le nuove tecnologie, molti giornali iniziano a trovare le loro redazioni molto strette e obsolete nelle metodologie di lavoro e di gestione del giornale. La ricerca di nuovi metodi e di innovazione nei processi giornalistici sono sicuramente un aspetto positivo perché, come conferma Peters, l’auspicio è sempre quello di riunire giornalismo e ricerca, ma può causare anche molti problemi dato che un'intera redazione sarebbe costretta a cambiare modo di lavorare.

Paul Lewis racconta al pubblico l'esperienza di The Guardian, giornale che durante i disordini di Londra della scorsa estate ha lavorato con un gruppo di ricercatori per scoprire i motivi sociologici delle proteste. “Queste sperimentazioni fanno cambiare tutti gli equilibri ma una volta che la ricerca di nuovi modi di fare comunicazione viene messa in moto, non ci si può più fermare. Noi ci siamo trovati benissimo perché è sempre stato nella linea editoriale del giornale: un giornalismo che non comprendesse solo parole, ma anche sociologia, psicologia, politica ed economia”.

Ma se la sperimentazione ha una parte positiva, Robert Hernandez pensa che la sperimentazione sia già nelle mani dell’informazione con il citizen journalism e sottolinea come i cellulari possano essere fautori di un nuovo giornalismo, diverso e con nuove forme: “ci sono 5 miliardi di cellulari al mondo e l’80% della popolazione ne ha almeno uno con una videocamera. Se capitasse che io morissi ora, chiunque di voi potrebbe fare una foto e mandarla su Twitter. Ma ognuno di voi, creativi, potrà ritrarmi in modo diverso mettendo in risalto una parte diversa del fatto. Chi indagherà le cause, chi come sono caduto, chi le dinamiche. La sperimentazione giornalistica è prendere un gruppo di persone e far rispettare loro le abilità che ognuno possiede e il modo che queste abilità hanno di venir fuori”.

Presente all’incontro anche un giornalista che da semplice cronista della realtà ha deciso di fare una reale sperimentazione. Burt Herman, infatti, è il creatore di Storify, piattaforma web che permette di creare delle vere e proprie storie con tutto ciò che possiamo apprendere dai social network. Potenzialmente tutti gli speaker del panel sono convinti che questa sperimentazione possa portare realmente un nuovo modo di fare il giornalismo. Lewis lo indica per il giornalismo investigativo, per avere tutte le prove del caso e lo svolgimento delle indagini, Hernandez pensa sia utile invece per i reportage a lunga durata dove poter includere anche i semplici utenti di Storify e degli altri social. Herman però teme che giornali e organizzazioni si siano basati troppo su tutto il mondo della comunicazione e che si sono dimenticati della missione centrale del giornalismo: dare informazioni corrette e responsabili.

Daniele Palumbo