La vedo “nera”: quando il crimine domina in TV

Alcuni tra i migliori cronisti di nera italiani si sono confrontati a Perugia, alla sala Lippi, presso UniCredit, questo pomeriggio, sul tema la vedo “nera: quando il crimine domina in tv”, dibattito moderato dal giornalista di Sky Roberto Tallei. Ad iniziare la panel discussion è stato Antonio Rizzoli, dell’Osservatorio di Pavia, che ha mostrato i dati sui servizi di cronaca nera trasmessi sui telegiornali italiani, mostrando come la percezione della sicurezza cambi a seconda dell’interesse e dell’attenzione dei media. Remo Croci, del TG5, ha spiegato che il fenomeno “Quarto Grado” nasce dalla curiosità degli italiani: “era nato come un programma di casi irrisolti del passato ed è esploso grazie al caso Scazzi. Da lì si è capito che la formula vincente era puntare sull’attualità”. Sulla stessa linea d’onda Patricia Thomas, dell’Associated Press Television News: “la gente cerca il sensazionalismo e per evitare interferenze i giurati non vedono giornali e media nelle settimane in cui devono decidere”. La televisione, infatti, secondo i relatori, indirizza molto la giuria popolare. Tanta è anche l’ipocrisia all’interno, come sottolinea in una fulminante battuta Tallei: “i grandi casi di nera sono come Sanremo: tutti li snobbano ma tutti li seguono”. Inoltre, Croci, spiega che “molti casi di cronaca vengono decisi a seconda della convenienza delle news politiche e delle scelte editoriali”. Altro tema toccato è quello della qualità e della veridicità dell’informazione: la velocità e la caccia allo scoop, infatti, può portare a grossolani errori. Hada Messia, della CNN, ha mostrato come negli Stati Uniti la cronaca giudiziaria sia molto più cauta, anche perché polizia e procuratori sono molto più disponibili nel dare notizie. Altro fenomeno analizzato è stato quello delle interviste pagate. Per Croci “questo è un duro colpo a chi cerca di mostrare la sua bravura nel mondo del giornalismo”. Ultimo argomento trattato è stato quello dei social network, in particolare Twitter. Per i due giornalisti stranieri “sono molto utili per la libertà d’informazione ma bisogna stare attenti a distinguere le news vere da quelle false”. Contraria, invece, la D’Aquino: “portano spesso a un peggioramento dell’informazione e non aiutano i media”.

Sebastian Donzella