Giustizia e Potere

“Oggi vorrei parlare dell'autoassoluzione perpetua che tutta la politica riesce a regalarsi”. Esordisce così oggi alla Sala dei Notari Gian Carlo Caselli, procuratore capo di Torino e autore del libro Assalto alla giustizia. Il tema del panel, a cui ha partecipato anche Giulio Cavalli, autore di L'innocenza di Giulio, è infatti il rapporto problematico che hanno in Italia, ormai da moltissimi anni, il potere e la giustizia.

In Italia, per Caselli, esistono due possibilità per quanto riguarda le accuse penali a esponenti politici: se si inizia un accertamento penale, la politica riesce in qualche modo a bloccare tutto, sospendendo la responsabilità, politica e morale, fino al momento della sentenza difinitiva. Il problema in questo caso è rappresentato dalla lentezza dei tempi della giustizia, per cui, nel momento della sentenza definitiva, i cittadini hanno ormai dimenticato l'accusa e non si indignano più. La seconda possibilità invece è che non cominci nessun accertamento penale, in questo caso nessuno si sente in dovere di assumere nessun tipo di responsabilità.

Emblematici in questo senso i casi di Giulio Andreotti e Marcello Dell'Utri. In entrambi i casi esiste una responsabilità penale definitiva, confermata dalla Corte di Cassazione, ma in qualche modo questa viene dimenticata o offuscata. In questa situazione, la profonda anomalia individuata nel rapporto tra giustizia e potere ha importantissime ricadute sul nostro sistema democratico. Si rischia infatti “di legittimare di fatto comportamenti osceni, che comportano legami con il malaffare mafioso”, ha affermato Caselli.

Giulio Cavalli ha spiegato come mai ha scelto di scrivere un libro su Giulio Andreotti, anzi come ha dichiarato “contro Giulio Andreotti”. La ragione è la stessa che ha guidato il lavoro di Caselli, per non permettere che il paese dimentichi la gravità di reati commessi dal nostro mondo politico, come la collaborazione con la mafia. “Abbiamo persone in buona fede che non conoscono la vicenda Andreotti”, afferma Cavalli. Non conoscere queste vicende, o dimenticarle, o non dare loro l'importanza che hanno, ha gravissimi effetti anche nella lotta contro la mafia. “Voglio un paese che si ponga le domande giuste” e per trovare queste domande sul nostro presente dobbiamo conoscere queste vicende.

La storia del nostro paese purtroppo ha visto anche capitoli di collaborazione tra la politica e la mafia, capitoli che non possono essere dimenticati, sia per evitare che si possano ripetere nel futuro, sia per non offenedere la memoria dei giornalisti e dei magistrati che hanno perso la vita a causa del loro impegno contro la mafia.

Beatrice Cuniberti