Giornalismo etnico in Italia

Sala del Dottorato, 16.30

Portare in un paese straniero uno spaccato dell’Italia e portare in Italia lo spaccato di un paese straniero . E’ l’obiettivo dell’incontro dal titolo “Giornalismo etnico in Italia” che si è tenuto nella Sala del Dottorato il 24 aprile, in occasione del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.
Nell’ambito del dibattito sull’informazione non poteva mancare una riflessione sulla difficile sfida di alcuni giornalisti stranieri di promuovere testate giornalistiche piccole in un momento di grande crisi del mondo dell’informazione. L’incontro, moderato dalla giornalista di esteri del Tg2 Christiana Ruggeri, è stato caratterizzato dal confronto delle esperienze di giornalisti provenienti da diverse parti del mondo. Esperienze diversificate, ma accumunate dalle stesse difficoltà legate per lo più alla mancanza di una cultura di confronto. Pregiudizi e poca conoscenza degli altri sono le problematiche più diffuse. Un problema che spesso è ignorato dai media nazionali, pur essendo gli stranieri una risorsa per il giornalismo italiano, forse, però, troppo costosa per le redazioni italiane.
Hu Lanbo, è cinese ed è da 23 anni in Italia.  Da 12 anni gestisce “Cina in Italia”, un mensile bilingue. Il desiderio di creare questa rivista nasce dalla riflessione sulla massiccia presenza di cinesi in Italia e per fare in modo che questa non sia solo una presenza imprenditoriale, ma anche culturale. Un modo, inoltre, per far conoscere l’Italia alla Cina. “Ho attraversato un periodo di grande difficoltà – ha raccontato Hu Lanbo – di grande solitudine, ma ho sempre creduto in un progetto come quello di Cina in Italia”.
Per molti anni però la sua tenacia non è stata premiata. Soltanto nel 2010 con il passaggio al full color la rivista comincia a diffondersi sia nella comunità cinese che tra gli italiani. Un sogno che finalmente si realizza: “Dovevo far capire che al di là dei pregiudizi, cinesi e italiani sono molto simili e dovevo abbattere le barriere della incomunicabilità”. Oggi, la redazione è composta da sette persone. Ma il prossimo obiettivo sarà quello di incentivare la conoscenza dell’Italia in Cina, paese praticamente sconosciuto. “Per avere informazioni sull’Italia, in Cina bisogna accedere ai media francesi”.  Per questo dalla prossima settimana partirà il portale bilingue www.cinainitalia.com , un punto di riferimento anche per le generazioni di ragazzi cinesi nati in Italia.
La storia di Jean Claude Mbede, da 25 anni in Italia dal Camerun, è diversa rispetto a quella di Hu Lanbo. “Sono felice perché sono diventato professionista un mese fa, dopo tre anni di battaglie”, ha esordito. Giornalista e corrispondente scomodo e perseguitato, è scappato da suo Paese ed ha fondato in Italia Africaitalia.it, portale di informazione dedicato alle relazioni tra Italia e Africa: “Per portare il meglio dell’Africa in Italia e il meglio dell’Italia in Africa”. Afrikaitalia nasce perché sui giornali italiani le pagine di esteri parlano solo degli Stati Uniti. “La Rai chiude le redazioni in Africa, mentre la Francia e la Cina aumentano i loro corrispondenti. Le grandi potenze hanno capito l’importanza dell’Africa e soprattutto vinceranno la presenza mediatica”. Jean Claude per anni ha cercato di inserirsi nelle redazioni italiane, ma quello che interessava di più era la sua storia e non la sua professionalità.
“I media tradizionali danno solo certe notizie: nessuno dice che ogni anno  400 camerunensi arrivano in Italia per studiare”. Storie vere che vuole raccontare e far conoscere: raccontare la vita delle comunità africane in Italia. Il portale rappresenta una mappa delle realtà in tre lingue: francese, inglese, italiano. Un successo: 367 articoli, 543 foto, 35 video, 15 mila commenti . Eppure a questi numeri non corrisponde alcun fatturato: “Non abbiamo trovato un solo sponsor italiano”. Ma l’entusiasmo e la voglia di farcela contano di più e per questo Jean Claude a breve darà il via a un nuovo progetto: una web tv per le comunità straniere in Italia.
È la necessità di creare un ponte tra due comunità a spingere Alina Harja, da 2004 in Italia, a creare un giornale rivolto agli italiani e ai rumeni. Il giornale nasce con l’obiettivo di abbattere i pregiudizi: “Nel 2010 si è assistito a una vera caccia al rumeno. Giornali italiani e politica hanno trasmesso messaggi che violavano ogni regola di buon giornalismo e la comunità rumena veniva dipinta in modo drammatico”, ha raccontato Alina. Il problema di immagine dei rumeni in Italia si rifletteva anche nel rapporto degli imprenditori italiani in Romania. Il giornale, gratuito e stampato con una tiratura di 50mila copie, ha rappresentato un modo di mettere in comunicazione le due culture senza pregiudizi e stereotipi.
Jose Galvez è da 15 anni in Italia. Viene dall’Ecuador ed è un economista. Dopo aver frequentato un master alla Bocconi in “Gestione dell’Immigrazione” ha fondato il portale Impresa Etnica, un punto di riferimento altamente professionale per gli imprenditori stranieri in Italia. “E’ una categoria che contribuisce alla ricchezza del Paese: 384 mila imprese di stranieri producono il 7% del Pil nazionale”, ha raccontato. Il sito nasce nel 2005 per dare voce a immigrati diventati imprenditori in Italia. Una rete che si autosostiene, magazine online molto qualificato per tutte le comunità che hanno bisogno di info nel mondo delle imprese, anche un osservatorio per raccontare storie di successo ma anche di insuccesso. Il portale è in italiano, per essere un ponte con le istituzioni.
Cosa spinge un giornalista a fare un giornale straniero?  A rispondere è Gianluca Luciano, fondatore di Stranieri in Italia, una tipologia di editoria nuova e originale, un network che produce contenuti in 13 lingue. Il portale raggiunge un milione di visite al mese, il giornale stampato 300 mila copie. “Il senso di comunità va oltre gli ostacoli economici e le problematiche. E’ la necessità di costruire un senso di appartenenza che abbassa il tasso di conflittualità e che mi fa sentire meno straniero e più me stesso”. Perché solo in questo modo nessuno si sentirà più straniero.

Valentina Gasparro