Internet e Politica. Consenso e rappresentanza nell’epoca digitale (1)

In una Sala dei Notari gremita, il primo pomeriggio del Festival Internazionale del Giornalismo vede protagonista il panel “Internet and Politics. Consensus and representation in the digital age”. Con Anna Masera, social media editor de La Stampa, come moderatrice, il primo a parlare è l’ospite speciale del panel, Kevin Bleyer, speechwriter del presidente americano Barack Obama che in un breve intervento ha descritto come in America, con le ultime elezioni, si sia definitivamente unito il mondo di internet con la politica “Sin dal primo mandato di Obama, la politica fece grandi cambiamenti per essere al passo con i tempi e le tecnologie. Oggi la politica vuole rendere viva la democrazia e unito il paese proprio tramite la stessa tecnologia”.
E in Italia? Nel nostro paese il discorso è ben più complesso e non si tratta solo della politica. La situazione infrastrutturale italiana è un mondo tutto da scoprire, afferma la Masera. A presentarci questa realtà è presente Marco Patuano, COO di Telecom Italia. “L’anno scorso abbiamo parlato del web con lo Slogan Web is Mobile. Oggi credo che si debba cambiare questa definizione con Web is Personal, perché il telefono è personale in base all’uso che ne faccio per avere informazioni e navigare sul web. L'uso che ne facciamo lo rende nostro come visione della realtà". Il mondo delle reti, afferma Patuano, deve smettere di essere sterile sul fattore infrastrutturale, specialmente su determinate tecnologie quali la fibra ottica. "L’importante è avere connettività di un certo tipo. Circa tre miliardi di euro l’anno è la quota che Telecom investe in strutture di connettività fissa, mobile e cloud. Per fare ciò stiamo cercando di riportare molti ricercatori in Italia. Abbiamo aperto 100 PhD in Italia e abbiamo creato tre incubatori di idee a Milano, Roma, Catania. Nonostante questo però, veniamo costantemente fermati da alcuni TAR che ci vietano di vendere questa tecnologia all’utenza. Fino a quando non avremo snellito un sistema che richiede diciotto mesi per impiantare anche una semplice antenna, cambiare sarà difficile”.
Un altro ospite speciale è stato Aron Pilhofer, interactive editor di New York Times, che ci racconta cosa succede nella sua realtà americana del New York Times. "Ho iniziato a lavorare con un team che usa i nuovi media e parlando di politica e internet spesso siamo arrivati al topic del Digital Divide. Abbiamo compreso come fosse un grande problema da affrontare perché il modo in cui molti utenti usano i social media è sbagliata. Un esempio positivo che ha stravolto la visione dell'uso dei social è stata la campagna elettorale di Obama che ha rappresentato un grande momento per la comprensione della forza sei social, capaci di fare tutto quello che serve per conseguire uno scopo. Tutto ciò ha provocato studi dettagliati come quelli di Nate Silver. Abbiamo dato a lui gli strumenti e lui ha lavorato bene su questi analizzando tutti i dati a sua disposizione e le sue predizioni si sono rivelate vere”.
Nonostante il grande assente del panel, Matteo Renzi, sindaco di Firenze, Beppe Severgnini ha parlato di lui e di come i politici usano Twitter sottolineandone gli aspetti più esilaranti e mettendone in luce pregi e difetti.
“Con twitter l’utente si svela davvero, si mostra per quello che è. Se i politici mostrano tutte le loro debolezze e i loro errori, cosa faranno durante il loro vero lavoro?”.

Di Daniele Palumbo