Reportage di viaggi nell’era di Tripadvisor (2)

Sala del Dottorato, ore 14.30

Se c'è una categoria particolarmente invidiata all'interno del mondo giornalistico è quella del reporter di viaggi. Una tipologia di mestiere oggi in difficoltà, particolarmente insidiata dalla marea di turisti che da qualche anno a questa parte raccontano le loro esperienze nei blog e in tutti quei siti aperti alle recensioni degli utenti (Tripadvisor ne è l'esempio più illustre). Gli strumenti classici del viaggiatore, guida cartacea e rivista tematica, sono inevitabilmente in crisi; il web 2.0 e i social media hanno cambiato le carte in tavola di un settore con una lunga tradizione alle spalle. Marco Allegri (Nonsoloturisti.it), Lee Marshall (giornalista di viaggio), Angelo Pittro (Lonely Planet) e Doris Zaccone (Radio Capital) hanno raccontato il loro punto di vista sull'evoluzione del “travel writers” nel panel tenutosi il 25 aprile alla Sala del Dottorato. Un sondaggio del 2011 su un campione di turisti di 30 paesi diversi ha fotografato il modo in cui si sceglie una meta: il 38% si affida a consigli di amici e parenti, il 32% va sul sicuro con mete famose, il 22% consulta il web, il 15% spulcia tra le offerte low cost, il 14% privilegia la vicinanza geografica, l'8% si affida al classico tour operator e solo il 6% prende spunto da una rivista di viaggio e da una guida. La domanda da porsi è, quindi, se sia ancora utile acquistare una guida turistica quando ci sono siti gratuiti che recensiscono una moltitudine di luoghi, hotel e ristoranti. Per Angelo Pittro e Lee Marshall un portale come Tripadvisor, fondato sulla democratizzazione dei consigli, è utilissimo al viaggiatore ma pone dei problemi di autorevolezza e credibilità delle fonti, fonti che non possiamo conoscere, a differenza di una firma giornalistica che con il tempo si è costruita un'aurea di affidabilità. Altro problema fondamentale nella contrapposizione tra i blogger e i canali tradizionali è quello dell'omologazione: spesso viaggiamo dove altri sono già stati, gli strumenti che si basano sulle recensioni spontanee hanno un'offerta e una varietà molto limitata. I luoghi e i locali recensiti corrispondono in gran parte alle mete più battute. Non c'è grande originalità. Per continuare a vivere e prosperare, pubblicazioni come le Lonely Planet o altre guide simili devono puntare sulla qualità delle proposte, su mete sempre più insolite e alternative, senza fare concorrenza alla rete, la quale si è guadagnata il suo grande spazio con un'offerta vastissima. La scommessa di un reporter di viaggio è quella di contrastare per quanto possibile la massificazione del turismo, in poche parole distinguersi, raccontando il viaggio più come esperienza d'incontri che come un insieme di musei da visitare o ristoranti nei quali cenare.

Andrea Tafini