Siria, giornalisti nell’inferno di Assad

Centro Servizi G.Alessi, ore 15.00

È da più di due anni che in Siria si combatte una sanguinosa guerra civile, ma i media italiani tendono a far passare questa carneficina sotto silenzio, con la motivazione, forse, che il sangue di vittime innocenti non faccia notizia. Proprio di questo, e soprattutto della delicata situazione siriana, si è discusso al centro Alessi, con la partecipazione di Amedeo Ricucci, giornalista Rai, Mimosa Martini del Tg5, Andrea Iacomini di Unicef Italia ed Emilio Fabio Torsiello, direttore di Diritto di Critica. «Un incontro dedicato a Olivier Voisin – ha ricordato Emilio Fabio Torsiello – un fotografo freelance morto esattamente due mesi fa in un ospedale di Istanbul». Un ricordo commosso del fotoreporter è stato fatto da Mimosa Martini, sua amica e collega, che ha mostrato al pubblico le ultimissime fotografie scattate da Olivier durante alcuni scontri nella città di Hamah, prima di essere ferito, il 21 febbraio scorso. «Olivier doveva essere qui con noi» ha detto con un velo di commozione Martini, rileggendo alcune interviste ed alcune e-mail personali spedite dalla linea del fronte proprio nel corso di quegli scontri che lo avrebbero portato via per sempre. Ma quella di Olivier Voisin non è solo una delle morti che tingono di rosso le giornate siriane. È un rumore assordante in un altrettanto assordante silenzio che circonda le vicende siriane. Dall'inizio del conflitto, si è stimato, hanno perso la vita circa 8mila bambini, un numero impressionante che però sembra non smuovere il mondo dell'informazione italiana. Un concetto che viene più volte sottolineato da Amedeo Ricucci, giornalista che più volte ha calcato i campi di battaglia, dal Libano, all'Afghanistan, all'Iraq, alla Libia, passando per la Siria. E proprio qui, il 5 aprile scorso fu rapito da alcuni ribelli del nord del paese insieme ad altri colleghi giornalisti. «A noi dispiace essere chiamati eroi quando ritorniamo a casa. Noi non siamo eroi, e non siamo coraggiosi. In Siria il vero coraggio ce l'ha la popolazione civile, noi giornalisti possiamo scegliere di tornare, loro no». La discussione devia sul silenzio dei mezzi di comunicazione italiani. Nel paese di Assad si muore quotidianamente da due anni e mezzo, ma questo non sembra essere abbastanza per far risvegliare i media italiani. Dopo 40 anni di dittatura, il popolo ha finalmente deciso di ribellarsi al regime nell'unico modo possibile, ovvero imbracciando le armi contro il potere assoluto di Bashar al-Assad. Un cambiamento fortemente voluto dai siriani, ma non sufficientemente capito dai mezzi di comunicazione italiani.

Valerio Lai