L’internazionalizzazione, i nuovi linguaggi e l’economia

Sala Lippi, ore 15.00

«Non basta essere preparati, anzi preparatissimi. Occorre anche essere aggiornati». Nell’epoca dei suprime, dello spread e dei rating la professione del giornalista rischia di cadere in clamorosi “strafalcioni”. Lo hanno detto a chiare lettere Maurizio Beretta, direttore comunicazione Unicredit, Giampiero Bergami regional manager Centro Nord Unicredit, Marco Cobianchi (Panorama) e Giuseppe De Filippi (Tg5) durante la conferenza di oggi pomeriggio.
«Il futuro del giornalismo – ha detto Cobianchi – si giocherà più sui numeri che sulle parole. Solo in questo modo il giornalista si libera dalla “morsa” della fonte. È fondamentale saper leggere i bilanci, ma anche essere aggiornati sui temi che si affrontano. Accetto la critica che le banche muovono nei confronti dei giornalisti, ma sottolineo anche il fatto che spesso la loro lingua è eccessivamente complicata».
I dirigenti di Unicredit hanno poi sottolineato quanto la cultura finanziaria sia scarsa nel nostro Paese. «Da tre anni a questa parte – ha precisato Bergami – organizzo dei corsi di educazione al risparmio sia nei nostri istituti, avvalendomi della collaborazione delle associazioni di categoria, ma anche nelle scuole. Parto da un concetto molto semplice: “rerum conoscere causam”. Anche nel lavoro giornalistico, prima di accusare, bisognerebbe capire, conoscere ed eventualmente aiutare a comprendere. Noi abbiamo bisogno dell’opinione pubblica, e l’opinione pubblica ha bisogno dei giornalisti. Questi però devono aiutare i cittadini a capire, non certo a leggere i bilanci».
Concorde anche De Filippi: «il cittadino quando torna a casa la sera ed accende la tv, di certo non vuole passare la serata a veder leggere, o a sentir leggere i bilanci di un istituto bancario o altro. La gente vuole capire cose molto più importanti: vuole capire come questi strumenti modificano o incidono sulla propria vita quotidiana»

Selvaggia Bovani