GIRLFRIEND IN A COMA

“In Italia non è proibito dire la verità. La verità si può dire, ma ha un prezzo”. Dall’amara verità dello scrittore e giornalista Roberto Saviano parte la discesa all’inferno di  Girlfriend in a coma, il tanto discusso documentario del team anglo-italiano di Bill Emmott, ex-direttore dell’Economist e della giornalista e regista Annalisa Piras. L’incontro con gli autori è stato introdotto, all’interno della Sala dei Notari di Perugia, dal giornalista dell’Espresso Bruno Manfellotto, che, tra l’altro compare tra gli intervistati all’interno del documentario. Il titolo del film prende spunto da un successo musicale del gruppo rock inglese Smiths. Emmott lo ha scelto come titolo, riferendosi al suo coinvolgimento emotivo con l'Italia, vista come una fidanzata che versa in uno stato comatoso, la metafora di un Paese non come noi lo vediamo, ma come è visto all’estero. Lo specchio che fotografa l’amara realtà che appare agli occhi di chi ci guarda da lontano. Un documentario girato all’estero, nel momento in cui l’ultimo governo di Silvio Berlusconi cadeva e s’insediava quello di Mario Monti, il cosiddetto “governo tecnico”.
Il film è stato proiettato per la prima volta a Londra, il 26 novembre 2012, ma in Italia il percorso è stato ben più difficoltoso: inizialmente previsto il suo esordio nel padiglione principale del MAXXI (Museo d’Arte del Ventunesimo Secolo) di Roma, il film è stato bloccato con il pretesto di esser capitato nel periodo della campagna elettorale. Questa decisione ha fatto gridare alla censura ed il giornalista Stefano Corradino, direttore di "Articolo21", un sito internet che si batte contro ogni forma di censura e bavaglio in tutti i media, ha lanciato una petizione chiedendo a Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI, di fare marcia indietro e riprogrammare l'uscita del film prima delle elezioni. La petizione ha raccolto più di 30.000 firme e il film è stato proiettato, per la prima volta in Italia, al Teatro Eliseo a Roma il 13 febbraio 2013. Persino questa presentazione ha rischiato, perché Mediaset ha minacciato di ritirare il film in caso di una sua proiezione, a meno di cambiare il montaggio secondo precise direttive. Ma tutto ciò non è avvenuto.
Partendo dalla caduta del governo Berlusconi, risalendo quindi alla “strategia della tensione” degli anni di piombo e raccontando le stagioni stragiste mafiose, con l’attentato di Capaci e Via D’Amelio, c’è tutta la storia recente di un’Italia che sprofonda e che, per libertà di stampa, è al settantesimo posto nel mondo, dietro la Guyana e sopra il ben modesto Benin. Nel  corso del film ci sono numerose interviste inedite, tra cui quelle a Mario Monti e Sergio Marchionne, ma tanto, tanto altro materiale sui principali problemi, economici e sociali, che affliggono l’Italia: “ E’un racconto che sonda in profondità anche il rapporto tra gli italiani ed il loro sistema d’informazione – spiega la regista Annalisa Piras -. Come ha detto Roberto Saviano <<in Italia la verità si può dire, ma ha un prezzo>>. Abbiamo affrontato molti temi, ma ci è dispiaciuto non poter parlare d’immigrazione – si rammarica la Piras - nonostante avessimo girato una parte importante a Prato, dove abbiamo raccolto le testimonianze della comunità cinese, ma abbiamo dovuto tagliare. Speriamo che, in ogni caso, possa essere uno strumento per correggere gli errori fatti in passato, per guardarci dentro e capire da dove ripartire per il futuro”.

ROBERTO TORTORA