Hotel Sangallo, ore 12.30
Come è cambiato il rapporto tra giornalisti e fonti nell’era dell’informazione digitale? Se ne è discusso nel workshop “Fact-checking digitale”, all’Hotel Sangallo, con Johanna Vehkoo, direttrice finlandese del portale d’informazione longplay.fi, e con Nicola Bruno, co fondatore di effecinque.org.
In una sala gremita di gente si è cercato di analizzare quali sono i nuovi strumenti a disposizione dei giornalisti per procedere alla verifica delle fonti nel modo più attendibile possibile, in un momento in cui si assiste a un proliferare di informazione: blog, siti, twitter, social network.
E’ questa l’esigenza che ha portato alla nascita del “Fact checking”, ovvero la verifica delle fonti digitali, spesso affidata ad aziende esterne alla redazione giornalistica e specializzate unicamente in questo compito.
Una realtà che in Italia si sta andando affermando: “In Finlandia molti giornalisti si sono specializzati in questo campo e il Der Spiegel ha assunto 70 giornalisti che hanno questo ruolo all’interno della redazione”, ha raccontato Johanna Vehkoo.
I giornali hanno sempre commesso degli errori dovuti anche alla mancata verifica delle fonti, ma oggi questo rischio è sempre più alto: “I twit sono delle breaking news – ha spiegato Nicola Bruno – ma il giornalista deve chiedersi sempre se sono affidabili oppure no”.
Per questo è diventata una necessità per il giornalista aggiornare le proprie competenze utilizzando strumenti tecnici.
Per esempio i motori di ricerca: Wolfram Alpha, per esempio, è un motore di ricerca molto utile che utilizza database e permette di fare verifiche precise. “Se su Twitter trovo una fotografia del terremoto di Haiti con un certo colore del cielo, posso verificare su Wolfram Alpha se quel giorno ad Haiti il cielo fosse davvero in quel modo, attraverso una accurata selezione sul meteo”, ha spiegato Nicola Bruno. Infatti, è proprio Twitter una delle fonti più discusse: annunci di morti e disastri sono i fake più diffusi.
Per evitare che il giornalista cada nella trappola di una falsa notizia serve un’accurata verifica a cominciare dalla data e dal giorno della pubblicazione del twitt, dal numero dei follower che possono indicare chi è l’autore reale del twitt. “Ci sono stati twitt che si sono diffusi velocemente e veicolavano un’informazione fasulla come la morte di Benedetto XVI o Gabriel Garcia Marquez, dietro queste notizie c’era un account falso del giornalista Tommaso De Benedetti che in questo modo ha voluto mostrare le lacune dell’informazione”, ha raccontato Nicola Bruno.
Lo stesso accade per le notizie false, che vengono riprese da tutti i giornali e si diffondono in modo virale: “Decine di testate finlandesi hanno riportato la storia del suicidio di una ragazzina vittima di bullismo, solo dopo giorni due giornalisti hanno verificato la notizia e hanno scoperto che il blog da cui proveniva l’informazione in realtà era pilotato”, dice Johanna Vehkoo.
Eppure per un giornalista è molto semplice scoprire chi c’è dietro un blog: “Ci sono siti come whoisnick.com che permettono facilmente di risalire al nome di chi ha registrato un dominio”. O ancora su politifact.com le dichiarazioni dei politici vengono misurate su un indice di reale possibilità che quella frase sia stata effettivamente pronunciata.
Lo stesso si può fare con le immagini e i video: tineye.com permette di verificare se un’immagine sia stata già pubblicata e quando; fourmatch.com svela le foto contraffatte indicando con i pixel i punti in cui sono state ritoccate. Anche con i video si può fare qualcosa: spokeo.com permette di risalire alla provenienza geografica di accenti e dialetti.
Un’ulteriore compito al giornalista, ma fondamentale: “La fiducia che i lettori hanno nei giornalisti è la nostra moneta di scambio - ha detto Johanna Vehkoo – E’ necessario mantenere un atteggiamento critico per valutare contenuto, contesto e codice dell’informazione che riceviamo”. Senza tempo e senza soldi, il giornalismo è facile da imitare, la qualità deve fare la differenza.
Valentina Gasparro