Sala Lippi, ore 15.00
Con introduzione di Mario Tedeschini Lalli, Marina Petrillo, direttrice di Radio Popolare modera l’incontro con Steve Buttry, editor delle trasformazioni digitali per Digital First Media e pioniere di Digital e Mobile First. Si parla in questo incontro delle sfide lanciate dal nuovo modo di fare giornalismo: sotto la spinta dei contenuti sempre più disponibili, l'aggregazione di informazioni provenienti da varie fonti è diventata indispensabile per gli operatori della comunicazione. Ma come coniugare evoluzione digitale, etica della comunicazione, qualità dei contenuti? Quali sono i limiti dell’aggregazione e quando si deve invece parlare di plagio?
Steve Buttry risponde a queste domande e offre il suo punto di vista su media, nuove forme di comunicazione e etica. È difficile oggi tracciare un netto confine tra i concetti di “aggregation” e plagio, furto, ed è allo stesso modo difficile evitare il pericolo di plagio nelle narrazioni giornalistiche. Tuttavia, quello dell’aggregazione è un processo che ha origini molto profonde e affonda le sue radici in tempi non sospetti, quando ancora non si parlava dell’avvento così massiccio dei social. Nel giornalismo, l’AP e altri giornali importanti e piattaforme, tra cui Digital first Media, svolgono il ruolo di “aggregators”: corrispondenti in giro per il mondo leggono e ascoltano storie da altre testate e su altri giornali. Ma cosa si intende con aggregazione? È l’atto di pubblicare informazioni raccolte e pubblicate da altri. Questo meccanismo avviene su diversi piani: dall’algoritmo su Google, al “re-report” delle storie di qualcun altro, al processo di “curation”, ovvero di raccogliere informazione da blog, articoli di giornali, social media e altre fonti, e rielaborarle mettendole insieme, fornendo un contesto e presentando i contenuti raccolti.
Per quanto riguarda il piano etico, per fare un buon uso di questo meccanismo di aggregazione è necessario rispettare alcune regole, come quella di non pubblicare l’intero brano se non si ha il permesso ma solo un estratto, oppure di citare autore e fonte che ha fornito l’informazione, o ancora inserire link alla fonte originale per convalidare l’attendibilità delle informazioni, e aggiungere valore includendo al pezzo dei commenti o ricostruendo il contesto della notizia. Il processo di aggregazione, inoltre, non deve appiattire la comunicazione e limitare gli operatori della comunicazione, ma ci sono modi per aggiungere valore al nostro lavoro: dal riassumere le vicende, al localizzarle, ricreare uno sfondo, un commento, un contesto, al segnalare l’originale. Inoltre, tra i “curation tools” utili per realizzare il processo di “aggregation”, Twitter, Storify, Google e altri strumenti e social networks. Durante il processo di reperimento delle informazioni, l’aggregatore deve chiedersi e chiedere al suo interlocutore, di qualunque tipo sia, come è venuto a conoscenza delle informazioni e verificare tweets, link e varie fonti informative. Inoltre, fondamentale dichiarare quello che non si sa. Il tutto, al fine di fare una buona informazione, preservando comunque un buon livello di correttezza e rispettando le regole etiche alla base della comunicazione.
Elettra Antognetti