Eurovision/Ebu Journalism Now

Centro Servizi G.Alessi, ore 18.00

Il dibattito tenuto da Eurovision e dalla BBC, che ha avuto luogo questa sera al Centro Alessi, ha cercato di fornire lo stato dell’arte sulla situazione che i media tradizionali vivono oggi, in seguito all’avvento del digitale e dei social media.
Tema fondamentale, la costruzione della fiducia con il pubblico.
Eurovision è il nome attraverso il quale la EBU, European Broadcasting Union, realizza e diffonde prodotti audiovisivi nei settori di informazione, sport, cultura, musica e spettacolo. La EBU rappresenta l’unione di organizzazioni del servizio pubblico dei media, con membri in 56 Paesi in Europa e nel resto del mondo, e ha l’obiettivo di difendere gli interessi dei mezzi di comunicazione del servizio pubblico, partendo dal presupposto dell’importanza del loro contributo alla società moderna.
L’incontro è stato presieduto da Michael Mullane di Eurovision, Nicoletta Iacobacci della EBU, Vittorio Argento, vicedirettore di Rai Radio 1, e Laroes di Eurovision. Ha inoltre preso parte all’incontro anche Matthew Heltringham della BBC College of Journalism.
Il dibattito ha preso in considerazione diverse tematiche, soffermandosi in particolare sul rapporto tra media e pubblico e sull’esigenza oggi fondamentale, in particolare per i media tradizionali, di costruire una relazione di fiducia con i propri ascoltatori e spettatori.
C’è stato quindi spazio per l’analisi del pubblico, oggi estremamente eterogeneo, e per l’analisi delle sue esigenze. Nicoletta Iacobucci sottolinea come oggi il pubblico sia estremamente frammentario e per i media sia fondamentale tener conto delle esigenze della varie fasce d’età. “Utilizzando una piattaforma non lineare, ma piuttosto diverse piattaforme, si possono raggiungere più categorie di utenti, sia giovani che anziani”. E in riferimento all’esigenza di studiare il comportamento dei giovani per prevedere come evolverà lo scenario tecnologico in futuro: “Per creare fiducia con i giovani bisogna essere veri, reali, trasparenti, aperti, rapidi, generosi”.
Hans Laroes si richiama a questi stessi valori, che devono essere alla base del lavoro giornalistico: la trasparenza, che comporta la pubblicazione della spesa pubblica e la possibilità per il pubblico di verificare ciò che viene fatto dai giornalisti, l’indipendenza, l’eccellenza, l’universalità, vale a dire la possibilità di rivolgersi a tutte le categorie di utenti, l’innovazione.
Matthew Heltringham pone in risalto i valori fondamentali che guidano il lavoro della BBC: responsabilità, interesse pubblico, indipendenza, imparzialità, verità e accuratezza. Essendo la BBC finanziata da tutti coloro che hanno una tv, è di fondamentale importanza l’aspetto del servizio pubblico. I valori editoriali della BBC vengono oggi salvaguardati e trasmessi anche attraverso gli insegnamenti del College of Journalism. Soprattutto, Heltringham sottolinea la necessità essenziale per i giornalisti di riconoscere la propria responsabilità in caso di errore ai fini della costruzione del rapporto di fiducia con il pubblico.
Ma com’è possibile garantire le necessità di verità e accuratezza in un’epoca in cui le prime notizie giungono tramite i social media? Da qui l’importanza della UGC, User Generated Content, e della continua verifica delle fonti. Una delle linee guida della BBC, ma anche di Eurovision, è la pubblicazione dei soli contenuti per i quali si ritiene di avere un elevato grado di attendibilità.
D’altronde il panorama dell’informazione è completamente cambiato ed evolve continuamente. I media tradizionali hanno perso il monopolio della notizia e il dominio dell’ultima ora.
“Non siamo più la voce di Dio”, riassume in una battuta Laroes.
Dunque, altro tema scaturito dal dibattito, qual è il ruolo del giornalista oggi, al tempo di twitter e dei social media? I giornalisti sono ancora utili alla società?
Le opinioni dei relatori sono concordi. Il giornalismo non è dato dalle singole notizie, dai singoli avvenimenti e dalla produzione di contenuti. Il giornalista è colui che è in grado di individuare i collegamenti, contestualizzare gli eventi, realizzare gli approfondimenti. I social media permettono di avere più dati a disposizione, ma non possono sostituire una formazione e cultura specifiche.
E nel marasma dell’informazione si avverte comunque la necessità di individuare punti di riferimento e voci autorevoli. Ragion per cui è fondamentale per i media tradizionali investire nella costruzione del rapporto di fiducia con i propri utenti, intessendo un dialogo continuo e avvalendosi al contempo del loro fondamentale contributo.

Simona Trudu