Translating Italy

Hotel Sangallo, ore 11.30

Stereotipi, luoghi comuni e anche un po’ di pigrizia. Sono queste le difficoltà con cui devono confrontarsi i giornalisti che raccontano l’Italia all’estero. Se ne è parlato nel workshop “Translating Italy” con Tonia Mastrobuoni, giornalista de La Stampa, Marina Petrillo, direttrice di Radio Popolare, Filippo Sensi, vicedirettore di Europa e Marion Sarah Tuggey, di bimboalieno.it.
“E’ necessario che i giornalisti italiani riescano a scardinare gli stereotipi, anche se a volte servono a far capire la situazione italiana nel modo più veloce – ha spiegato Filippo Sensi – per esempio, nel documentario di Bill Emmot, Girfriend in a coma, ci sono molti luoghi comuni che tuttavia rendono immediata la comprensione di un concetto”.
“Spesso ci scontriamo anche con la pigrizia – ha raccontato Tonia Mastrobuoni – vorremmo raccontare tante cose dell’Italia ma alla fine ci viene fatta sempre la stessa domanda: e Berlusconi?”.
Per presentare il giornalismo italiano all’estero è necessario lavorare in modo corretto sulle fonti: un esempio è l’intervista di Beppe Grillo rilasciata al Time, nella quale il leader del Movimento 5 Stelle parla della possibilità che la gente, stanca della situazione di stallo della politica, possa scendere nelle strade e manifestare col rischio di alimentare la violenza. La maggior parte dei giornali italiani ha riportato solo la “minaccia” di violenza nelle strade, estrapolando una frase che tolta dal suo contesto assumeva tutt’un altro significato. “La cura delle fonti deve essere tanto dei giornali stranieri quanto di quelli italiani”, ha dichiarato Marina Petrillo.
Lo stesso accade quando a essere superficiali sono i giornali stranieri: dopo la vittoria di Grillo, molti giornali tedeschi hanno titolato “Avanti popolo”: “Una visione a dir poco riduttiva rispetto alla verità dei fatti”, ha spiegato Tonia Mastrobuoni.
Un altro problema è il “saccheggio” indiscriminato di informazione senza citare la fonte: un esempio è quello di Twitter che ha rivoluzionato il modo di fare gli inviati. “Senza essere al Consiglio Europeo ho twittato una domanda al portavoce di Angela Merkel che mi ha risposto e questo twitt è diventato a tutti gli effetti una dichiarazione ripresa da tutti gli organi di stampa esattamente come un comunicato”, ha raccontato Filippo Sensi. I twitt arrivano nelle redazioni sostituendo così i lanci di agenzia.
Ignorare le nuove fonti di informazione come i social network è pertanto impossibile: “Il giornalista deve scegliere e selezionare le fonti, dargli affidabilità grazie a un vero lavoro di verifica, su questo si gioca la sfida del nuovo giornalismo”.

Valentina Gasparro