Socio fondatore del Centro Studi Hermes, Davide Del Vecchio ha presentato alla sala Priori un workshop dedicato a un tema attuale e delicato, che ha a che fare con la protezione dei dati in rete, la manipolazione dei media, con particolare riferimento al mondo del web. Riuscire a utilizzare i media per scopi “altri” rispetto a quelli ufficiali, è un’attività solitamente portata avanti da esaltati oppure da professionisti con precisi scopi economici e politici. Burle, bufale, messaggi, appelli, richieste, spesso sottovalutati da utenti ingenui e animate da mero desiderio di protagonismo, che provocano però danni diretti o meno ai soggetti coinvolti loro malgrado.
Quando la manipolazione è effettuata da apparati di intelligente privati o governativi, si entra nel mondo delle notizie, che vengono create o nascoste a seconda dei precisi scopi: hoax – burle – che rimbalzano da un media all’altro passando per vere, senza trovare alcun filtro in grado di bloccarle. “Dal giornalismo cartaceo a quello online, le velocità sono cresciute in modo esponenziale – fa notare Del Vecchio – prima si scrive su Twitter cosa accade, poi si fa qualcosa. Viviamo in un’epoca in cui è importante dare la notizia immediatamente, questo va a discapito del verificare la notizia che si sta passando”. Ecco perché i giornalisti devono trasformarsi in piccoli hacker, investigatori tecnologici.
In un mondo in cui il concetto di privacy si fa sempre più labile, la chiave di volta è la correlazione delle informazioni presenti sul web: basti pensare a Google o Facebook che intrecciano i link più visitati generando contenuti personalizzati. La sfida del futuro è capire da questi strumenti e prevedere ciò che accadrà, anche per governi e società. Scopo dei servizi di intelligence è proprio acquisire informazioni private, dunque, ma ancora di più analizzare un grande quantitativo di dati già presenti, che sono pubblici.
Come si difendono allora le informazioni? Ci sono verifiche di base possibili per tutti, come il cercare queste informazioni (potrebbero già essere presenti in siti di bufale), rintracciare più di una fonte e controllarne l’autorevolezza e la coerenza. Esistono poi verifiche più approfondite: sezionare la notizia estraendone le informazioni, inclusi i metadati, indagare la realtà dei dati, la completezza, la coerenza e la correlabilità tramite motori di ricerca e strumenti free come Maltego e Foca, che effettuano query e analizzano metadati a livello approfondito. A fronte di queste osservazioni, Del Vecchio ha infine ricordato come l’unico strumento a disposizione di ogni giornalista per non cascare in qualche manipolazione informativa sia, a conti fatti, una buona dose di pensiero critico personale: domandarsi chi possa trarre vantaggio dal divulgare l’informazione e perché è sempre un ottimo punto di partenza per l’indagine sulla verifica delle notizie.
Alessandra Chiappori