Sala Lippi, ore 16:30
L’argomento della discussione è il problema incombente di importazione ed esportazione dei rifiuti, legato al riciclaggio di denaro sporco, e delle frodi alimentari, la cosiddetta agro-mafia.
Moderatrice del panel è Heather Brooke, scrittrice e attivista. Ospiti dell’evento sono i membri dell’ IRPI ( Investigative Reporting Project Italy) un centro italiano di giornalismo d’inchiesta. Leo Sisti, direttore esecutivo, e Guia Baggi, co-fondatrice, hanno incentrato il loro discorso sulle inchieste relative allo smaltimento transnazionale dei rifiuti italiani nonché ai crimini legati a questi movimenti.
Cecilia Anesi ( co-fondatrice IRPI), Giulio Rubino (giornalista freelance), e Mara Monti (membro IRPI e giornalista del Sole 24 Ore), discutono invece dei recenti scandali legati alle truffe alimentari, in particolare riguardo al cibo straniero fatto passare per italiano e destinato all’esportazione in Europa.
Il problema dell’agromafia colpisce l’Italia in modo particolare, perché il nostro è il paese che esporta meglio e di più il cibo in tutto il mondo, ed è perciò più esposta alle truffe. Questi scandali sono stati affrontati dalla stampa in modo spesso impreciso e superficiale.
Purtroppo oggi il limite tra legalità e illegalità si è fatto sempre più sottile. Di fatto si genera un ambiente che pur non essendo prettamente criminale, è sicuramente criminogeno, e quindi la tentazione alla truffa è sempre più forte. E lo Stato rimane troppo spesso disinformato e incapace di arginare questi crimini. Anzi, spesso lo Stato ha finanziato senza saperlo persone con precedenti penali, contribuendo paradossalmente a queste truffe.
I giornalisti hanno posato l’accento su quanto sia difficile condurre inchieste di questo tipo in Italia, per mancanza di disponibilità a reperire i dati utili al progetto (ad esempio l’ISTAT, che si occupa dei dati nazionali dei movimenti dei rifiuti, non riesce a dare informazioni che vanno al di là della quantità di rifiuti che vengono trasportati), per mancanza di finanziamenti, e anche per la scarsa distribuzione mediatica italiana, ragion per cui i loro lavori sono stati pubblicati sul britannico The Guardian.
Stefania D’Orazio