Ignoranti, l’amara scoperta della realtà

Centro Servizi G. Alessi, ore 17.00

La presentazione del libro di Roberto Ippolito "Ignoranti", edito da Chiarelettere, è stata l'occasione per animare un panel sullo stato dell'istruzione e della formazione in Italia. Insieme all'autore hanno partecipato al dibattito Giuliano Gubitosi (TG3), Mariangela Vaglio (blogger ed insegnante) ed Eric Jozsef (Líberation). "La responsabilità del nostro declino culturale è tutta della classe dirigente", esordisce Ippolito. "C'è un disinteresse totale nel contrastare la crisi dell'istruzione, crisi che si palesa da molti anni attraverso statistiche e dati - continua l'autore del libro -. Nessuno ne parla, nessuno soprattutto fa niente. Siamo tutti colpevoli". I numeri dicono che siamo il paese con meno laureati, questi numeri sono collegati anche al fatto che il nostro pil è quello che cresce di meno, sostiene Ippolito. A questo ragionamento si ricollega il giornalista francese Jozsef. "I dati sull'ignoranza in Italia, sull'analfabetismo di ritorno, sono terrificanti. Rispetto alla Francia c'è una grande differenza, noi abbiamo una politica culturale molto attiva. Il ministero della cultura ha molti fondi. Tuttavia pur spendendo molto anche in Francia si legge sempre meno e l'abbandono scolastico cresce in modo preoccupante". Come si è arrivati a questo punto? Perché in Italia si è smesso di investire sulla cultura? Domanda retoricamente Jozsef per andare alla ricerca delle radici di questo decadimento. Ippolito prova a rispondere indirettamente ponendo l'accento, insieme a Gubitosi, sul ruolo sociale degli insegnanti, una professione il cui ruolo all'interno delle nostre comunità è stato stato pian piano svilito . Per Mariangela Vaglio i media hanno le loro responsabilità. "Per molti anni è passato il messaggio che la cultura umanistica fosse una perdita di tempo e che i nostri ragazzi dovessero studiare solo negli istituti tecnici, e solo in vista del lavoro pratico. Si è sottovalutata la cultura generale, la formazione basilare, con conseguenze dannose. Abbiamo iniziato a partorire una classe lavorativa di giovani non educati adeguatamente". Le ultime riflessioni sono tutte incentrate sulla scuola pubblica e sul diritto allo studio, diritto spesso negato in certe zone disagiate del nostro paese. Sembrerebbe scontato ed ovvio affermare che la scuola deve essere al centro della politica, volano fondamentale per il nostro futuro, ma purtroppo in Italia non è così. "La scuola pubblica vive una situazione a macchia di leopardo -sostiene la Vaglio-, ci sono istituti d'eccellenza accanto ad altri senza risorse". In Italia oltre due milioni di ragazzi dai 15 ai 19 anni non studiano né lavorano. Un ragazzo su 5 non va oltre la licenza media. Con queste statistiche drammatiche si conclude il dibattito. "In Italia ci sono pochi laureati, nessuno li vuole e nessuno li vuole pagare. A nessuno interessa del sapere - dice Roberto Ippolito -. Molti si vantano, anche personaggi famosi, di essere ignoranti sbandierando il fatto di non leggere mai un libro".

Andrea Tafini