Data visualization: i dati si fanno belli e diventano informazione

Perugia, 1 maggio 2014

Perché e soprattutto come parlare di visualizzazione dei dati nel 2014? Questa la domanda che ci si è posti nel workshop che ha avuto luogo alle 16.30 nella Sala Priori. Secondo Pier Luca Santoro, di Datamedia Hub, moderatore dell'incontro, sono due i motivi che ci portano a parlarne: l'argomento si è oramai imposto nel dibattito attuale e ancora girano centinaia, anzi, migliaia di infografiche fondamentalmente inefficaci.

Proprio a partire da quest'ultima nota si è inserito l'intervento di Gianandrea Facchini, fondatore e CEO di Buzzdetector, una realtà italiana che si occupa di web listening. Stiamo vivendo, ha sostenuto Facchini, un momento storico, in cui il dato cambia forma: si passa da una visione puramente quantitativa del dato ad una che cerchi di valorizzarlo ed esprimerlo nella sua complessità. Dal 1985 ad oggi la nostra maniera di rappresentare i dati è rimasta fondamentalmente invariata. Bisogna capovolgere la nostra visione, facendo in modo che vi sia un rapporto più dinamico tra estetica e funzionalità, ovvero dove la prima diventi strumento di realizzazione della seconda. Sono quattro i passaggi fondamentali: l'identificazione di chiavi di lettura inequivocabili, mantenendo una ben precisa prospettiva; lavorare sui dettagli per avere una migliore rappresentazione complessiva; attingere da tutti i campi dell'esperienza umana ed infine, stimolare l'attenzione dell'ascoltatore.

BuzzDetector negli scorsi mesi ha analizzato i dati provenienti dall'esperienza di crowdfunding che ha coinvolto il Festival internazionale del giornalismo, ordinandoli e intessendo uno stretto rapporto tra l'arco temporale del crowdfunding e l'attività della community, dando corpo ad una vera e propria narrazione virtuale dell'accaduto (i dati sono disponibili all'indirizzo http://buzzdetecting.festivaldelgiornalismo.com).

È seguito l'intervento di Alessio Cimarelli, data scientist, co-fondatore di dataninja.it. Vi è un aumento esponenziale della produzione di dati: per un giornalista diventa fondamentale non ignorare la dimensione dei data. È possibile individuare una ben precisa metodologia di lavoro per un data journalist. Si parte dalla fase di ricerca dei dati, in cui il giornalista acquisisce dati grezzi da utilizzare per il lavoro di inchiesta, a cui segue poi un'operazione di controllo e pulizia, passando per la fondamentale fase di analisi, in cui i dati vengono riordinati e compresi, fino al momento finale dello storytelling. Indagini realizzate da Cimarelli con Dataninja.it, disponibili online, toccano, analizzano e narrano il numero dei migranti morti negli ultimi 15 anni o la presenza di esercizi di slot machine nella città di Genova.

Infine, con Angelo Centini, consulente online di virtual marketing per BuzzDetector, si è data una prospettiva un po' più lontana da quella giornalistica e più attenta invece al lato estatico delle visualizzazioni di dati. L'estetica, secondo Centini, sta alla visualizzazione come lo stile sta alla scrittura. Se i contenuti sono importanti, altrettanto importante è rappresentarli in una maniera utile per il fruitore. Le visualizzazioni non sono fatte per motivi estetici, ma per aiutare la percezione umana. È necessario riuscire a trovare un equilibrio tra la visione e lo sforzo interpretativo. Infatti, una tavola di dati grezzi, non filtrati dal data journalist, non riescono a comunicare nulla. Una visualizzazione di dati grezza assomiglia ad una tela di Pollock. Compito del giornalista è rivestirla di annotazioni, legenda, metadati, fonti, base dati e commento.

Matteo Scopel