Giuseppe Fava, Ilaria Alpi: il giornalismo che non muore tra realtà e finzione

Alle ore 11.30, al Teatro della Sapienza, si è svolto l'incontro curato dall'associazione Ilaria Alpi dedicato al giornalismo tra realtà e finzione. A moderare il dibattito Annalisa Camilli, redattrice di Internazionale. Un dibattito fondamentale per ricordare Giuseppe Fava e Ilaria Alpi, due grandi esempi di giornalismo che ci hanno insegnato come questo lavoro consista essenzialmente nel dire quello che qualcuno vorrebbe fosse celato e che tutto il resto è propaganda. Protagonisti Valeria Grimaldi di Siciliani giovani e Antonio Roccuzzo (Tg LA7) che hanno ricordato il grande impegno del giornalista siciliano e Andrea Palladino che con Francesco Cavalli (Associazione Ilaria Alpi) ha approfondito la vicenda della giovane inviata, per molti versi ancora poco chiara.

La storia dei due giornalisti rappresenta un importante monito: la ricerca non deve avere mai fine. In tempi in cui il giornalismo rasenta la superficialità è fondamentale ricordare che, per quanto possa essere difficile e per molti quasi impossibile da perseguire, la verità è rivoluzionaria.

La giovanissima giornalista Valeria Grimaldi ha spiegato in modo significativo che il suo impegno parte proprio dalla volontà di “raccontare un paese che ci appartiene e che può e deve diventare alla nostra altezza”. Per chi dice, quindi, che il giornalismo sta perdendo la sua utilità, dimentica che le realtà locali possono cercare di contrastare le infiltrazioni mafiose e la corruzione politica, come è avvenuto in molti comuni di varie regioni italiane.

Fondamentale è stata la rilettura delle parole di Giuseppe Fava: “Io ho un concetto etico del giornalismo, (…) un giornalismo fatto di verità contrasta la corruzione, impone ai politici la giustizia.”

La rottura del silenzio sulle notizie è uno dei principali doveri del giornalista. Francesco Cavalli, infatti, ha esaminato il caso ancora scandalosamente irrisolto di Ilaria Alpi, mentre Andrea Palladino ha affrontato la questione del traffico illegale di rifiuti compiuto dalla criminalità organizzata con l’omertosa complicità dei governi occidentali e del traffico delle armi in Africa – Nigeria - Somalia.  Oggi si è d'accordo sul fatto che si sia trattato di un agguato, di un omicidio premeditato. Le dichiarazioni dell'avvocato Carlo Taormina, ex deputato di Forza Italia e presidente della commissione d'inchiesta sulla morte della giornalista e dell'operatore Milan Hrovatin, hanno indignato molti. Sta di fatto che “ancora oggi c'è una vacanza”, a vent'anni rimane l'amarezza di non essere arrivati a una verità giudiziaria dopo tentativi di depistaggio, deviazioni e nonostante le numerose petizioni a riguardo. Vero è che prendere in considerazione casi e coincidenze è dovere del giornalista, ma analizzando le inchieste non si può non prendere posizione netta. Anche per Vittorio Arrigoni e Carlo Giuliani sono state avanzate diverse ipotesi, ma tutt'oggi rimangono tra i fatti di cronaca più deplorevoli del nostro paese.
Allora vien da porsi la stessa domanda che anni fa ci rivolgeva Fava: «A che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare?»

Silvana Farina