Ammazziamo il gattopardo: dieci punti per salvare l’Italia dal baratro

Perugia, 3 maggio 2014

È cominciata con un po' di ritardo la presentazione di Ammazziamo il gattopardo, libro del giornalista e scrittore statunitense Alan Friedman, inizialmente prevista per le 12.00 presso il Teatro della Sapienza. Hanno partecipato all'incontro anche Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita per LA7 e moderatore dell'evento, e Rachel Sanderson, inviata del Financial Times a Milano.

Il libro di Friedman è stato uno dei più importanti casi editoriali dell'anno, anche grazie allo scoop che ha svelato i retroscena della caduta del governo Berlusconi e l'insediamento, per volontà di Napolitano, del governo di Mario Monti. Nel libro, ha affermato Formigli, si riesce a dare uno sguardo esterno, oggettivo, sulle vicende italiane e si pongono ai politici, con fare tipicamente anglosassone, quelle domande semplici e chiare che ciascuno vorrebbe chiedere. I protagonisti dell'opera sono i “gattopardi”, i vecchi leader che oggi costituiscono il principale ostacolo alla rinascita del paese. Il governo Renzi aveva promesso importanti riforme per rinnovare l'Italia, eppure oggi il dibattito pubblico pare essersi arenato su questioni piuttosto marginali. Molte delle ricette che Friedman ha proposto nel suo libro sono entrate a far parte del programma di governo, dalla riduzione del cuneo fiscale all'abolizione del Senato. Ma ciò non è necessario, bisogna pensare anche alla vendita del patrimonio pubblico e a costrizioni per quanto riguarda la sottoscrizione di obbligazioni per le banche. Secondo Friedman, o si riuscirà a cogliere l'occasione, o si cadrà nell'irrilevanza.

Anche Rachel Sanderson ha lanciato un monito inquietante: gli investitori della City non sono disposti ad aspettare molto, il limite estremo è settembre. Se Renzi non avrà successo, il declino è assicurato. Del resto, dopo Monti, il grande professore, dopo Letta, il burocrate, e dopo Renzi, un giovane forte ed aggressivo, chi potrebbe mai salvare il paese? Quella di Renzi è, secondo una felice definizione di Alan Friedman, una luna di miele ormai agli sgoccioli. La realtà è che sono i soldi della finanza globale a muovere l'economia, e noi dobbiamo farci i conti. Una volta riformato il paese, passata la prova di forza che l'Europa e gli investitori attendono, si potrà anche parlare di una ritrattazione del fiscal compact. L'elemento più paradossale è che Renzi, per riformare il paese, ha bisogno anche delle forze del gattopardo per eccellenza, Silvio Berlusconi, il cui programma non è così lontano da quello di Renzi: l'idea è quella di un mercato libero con equità sociale. Il banco di prova che tutti stanno aspettando è quello delle elezioni europee di fine maggio, dove Friedman prevede una massiccia vittoria in tutta Europa degli euroscettici, vittoria che potrebbe però rivelarsi la salvezza dell'Italia e di Renzi, con il suo “populismo debole”, sicuramente molto più comodo all'Europa e alla Merkel. E il Movimento 5 Stelle? Rappresenta nove milioni di italiani, più o meno lo stesso numero di elettori del Partito Democratico. Ciò che è da vedere è dove il Movimento voglia andare, e se sia ancora possibile votare per protesta, tralasciando l'elemento costruttivo di una politica riformista.

L'attenzione si è quindi spostata sul futuro: è oramai palese che un governo per poter cambiare il paese deve essere eletto democraticamente, gli italiani devono “esprimersi e rendersi conto che non esistono scorciatoie”. Il panorama è quello di una grande guerra tra forze progressiste e forze di conservazione, e il potere di queste ultime è enorme.

Matteo Scopel