photo by Pierluigi Brandi
Tra i movimenti del giornalismo relativamente nuovi e vivaci, il fact-checking sta registrando una forte espansione negli ultimi due anni. "Costoso, controverso, non redditizio" lo ha definito così Bill Adair, Direttore di PolitiFact, insegnante alla Duke University e moderatore dell'incontro. Il fact-checking si è diffuso ormai in tutto il mondo: dall’America, al Regno Unito, dall’Europa all’Africa. È Adair stesso a snocciolare i dati durante il panel discussion "Tutti pazzi per il Fact-checking".
Sono 63 i siti nati negli ultimi 30 anni, 45 dei quali attivi. Un picco è stato registrato negli ultimi 2 con un incremento di 27 nuove piattaforme. 23 di queste si occupano di verificare le promesse che i candidati fanno durante le campagne elettorali rispetto al mantenimento delle stesse. Un esempio sono Morsi e Obama Meter. Tra i Paesi più attivi, l’Europa si testa al primo posto del podio.
A discutere dei vari modelli di fact-checking nel mondo, durante il panel, sono il direttore di Africa Check, Peter Cunliffe-Jones, il direttore di Full Fact, Will Moy e il co-fondatore di FactCheckEU, Pietro Curatolo. Se da un lato la mission è quella di responsabilizzare i politici, dall’altro si vuole rendere l’elettorato interessato alle fonti e ai dati.
FactCheckEU è la prima piattaforma europea di crowd-checking e il sito più recente tra quelli presentati in sala. Nato a febbraio per replicare l’esperienza di Pagella Politica, il maggior sito fact-checking in Italia, si pone l’obiettivo di rendere la campagna per le europee un po’ più attraente per gli utenti che possono caricare dichiarazioni e verificarle insieme al team operativo.
“La traduzione del sito in sei lingue – ha aggiunto Pietro Curatolo, co-fondatore della piattaforma – ha permesso di penetrare mercati diversi che non avremmo potuto raggiungere. Speriamo solo che l’interesse non cali dopo le elezioni”.
Africa Check è la prima piattaforma di fact-checking attiva in Africa con lo scopo di fare inchieste sulle dichiarazioni del dibattito pubblico. “Vogliamo essere una sorta di pietra miliare nel settore africano. Da 5 utenti mensili abbiamo raggiunto i 60000. Adesso vogliano rendere possibile il fact-checking in Nigeria, Kenya e Senegal in francese” ha chiarito il giornalista e Direttore della piattaforma Peter Cunliffe-Jones.
Full Fact è un sito di fact-checking indipendente nel Regno Unito. A differenza delle prime due piattaforme, Full Fact ha effettuato anche fact-checking in tempo reale. “A noi non interessa verificare le persone, ma le informazioni” ha chiarito il direttore Will Moy.
Tutti i siti permettono agli utenti di partecipare direttamente inserendo delle dichiarazioni di cui valutare la veridicità. “Basta creare un profilo, caricare un’affermazione, renderla rintracciabile. Dopo averne approvato il contenuto viene sottoposta a fact-checking”, ha spiegato Pietro Curatolo, di FactCheckEU. Quest’ultima piattaforma, in particolare, permette anche agli utenti di valutare le dichiarazioni stesse. Elemento che lascia aperta la questione dell’affidabilità dei risultati: “La qualità dei fact-checking effettuati dagli utenti, spesso, non è di alta qualità. Le analisi risultano, infatti, poco oggettive” ha concluso Curatolo.
Uno degli elementi che, invece, contraddistingue le varie piattaforme è la presenza del rating, il veritometro. Se da un lato permette di avere delle informazioni immediate e veloci, dall’altro c’è chi ne mette in discussione i reali benefici, come Will Moy che ha concluso “Su Full Fact abbiamo deciso di non introdurre questo elemento”.