Data journalism, come trovare storie nei dati in ambienti politici ostili

photo by Mario Panico

“Il giornalismo dei dati non sostituisce le buone pratiche giornalistiche, ma fornisce ai giornalisti strumenti per raccontare meglio le loro storie”. A chiarirlo subito è la giornalista Giannina Segnini, ex responsabile del gruppo di giornalismo investigativo de La Nacion di San Josè.

Ospite al workshop sul data journalism in contesti critici Angelica Peralta Ramos, de La Nacion Argentina. A moderare l’incontro Mario Tedeschini, responsabile internazionale della Online News Association, la maggiore organizzazione mondiale di giornalisti digitali e Alessandro Cappai, web editor DMedia Group.

Il data journalism, dunque, permette di trovare storie nei dati e di farlo anche in ambienti politici ostili. A dimostrarlo i casi de La Nacion Costa Rica, che ha costruito in cinque anni un’unità di giornalismo investigativo d’eccezione e de La Nacion Argentina, che ha costretto alle dimissioni due Presidenti della Repubblica.

Uno degli elementi più importanti per fare data journalism è costituito dal team. “Il gruppo de La Nacion Costa Rica, ha spiegato Segnini, è composto da 3 reporter e 2 ingegneri. Insieme lavoriamo con gli altri protagonisti della newsroom”. A confermare l’importanza di questo binomio anche Angelica Peralta Ramos, de La Nacion Argentina: “L’unione delle forze tra giornalisti e developers fa la differenza. Occorre saper parlare la stessa lingua”.

Secondo Mario Tedeschini, invece, il problema della specializzazione non si pone se si creano squadre ah hoc in redazione: “Giornalista non è solo chi scrive un testo, ma ogni membro del team che produce informazioni rilevanti per i cittadini”. I gruppi di data journalism raccolgono tutte le informazioni disponibili e i dati pubblici mandando in giro “bots” che fanno scraping dei siti dove i dati sono stati già pubblicati. I dati così ottenuti vengono convogliati in un unico server, ripuliti e collegati tra di loro.

Questo il metodo usato per condurre le inchieste di data journalism che negli ultimi anni hanno portato alla luce 50 casi di corruzione e all’incriminazione di due ex Presidenti della Repubblica. La Nacion Costa Rica, ad esempio, per le elezioni politiche locali del 2010, ha messo a confronto i nomi dei 1500 candidati con la lista delle condanne penali e con l’elenco dei procedimenti amministrativi aperti. Sono stati così scoperti cinque candidati a sindaco condannati e 27 insindacabili per procedimenti amministrativi a loro carico. La magia dei dati ha portato a galla, tra le altre, una storia sul riciclaggio e sull’ingresso alle università private.

L’unità di giornalismo investigativo de La Nacion Argentina, nata nel 2011 per contribuire all’apertura dei dati in Argentina, ha condotto un’inchiesta su tutte le spese del Senato. “Abbiamo analizzato 6000 pdf sulle spese dei senatori - ha spiegato Ramos - e dopo aver convertito i documenti in Odt sono stati oggetto di tre valutazioni”.

Tra i progetti più interessanti anche la pubblicazione di un indice alternativo di tasso di inflazione. I dati sono una risposta al presente ed è Segnini a chiarirlo: “La comunità scientifica usa queste procedure da 40 anni, non c’è nulla di innovativo. Il data journalism ci rende da un lato indipendenti dalle nostre fonti e dall’altro aggiunge valore ai contenuti”. “I dati sono la nuova materia prima del giornalismo - ha aggiunto Ramos - occorre convertirci nei ninja dei dati”.

La raccolta dei dati si effettua con strumenti semplici come Google e Google Fusion Tables, Timeline, Junar, Open Refine e Abbyy. Un metodo di lavoro che si discosta dalla tendenza di concentrarsi sul real time, con il rischio denunciato da Segnini di “aggregare contenuto senza aggiungere valore”.

Irene Macaione