Mercoledì 15 aprile ore 15 presso sala Raffaello, Hotel Brufani
Un panel tutto dedicato all'attenzione che i media occidentali, italiani inclusi, dedicano ai paesi africani. Negli interventi degli speaker la critica ad una informazione molto spesso carente e parziale, che rincorre gli stereotipi e che non tiene conto dei cambiamenti dei cinquantaquattro paesi africani.
Tolu Ogunlesi (The Africa Report) - una delle cento personalità africane più influenti nel mondo -
ha raccontato la sfida quotidiana del giornalisti africani. Una continua lotta agli stereotipi ri-prodotti dai media mainstream occidentali contrapposta, oggi, dal potere degli social media: ovvero la capacità di questi ultimi di mostrare sfumature ignorate dalla quasi totalità dei media internazionali. E' necessaria, secondo Ogunlesi, una svolta nel giornalismo occidentale nel racconto dei fatti dei paesi africani. Una attenzione mediatica che aumenterà, in modo proporzionale, con la crescita della potenza economica dei paesi africani.
La soluzione al "giornalismo da elicottero" é semplice: dare spazio ai media locali per parlare della complessità dei paesi africani, della loro differenza, del cambiamento epocale. Svolta che necessita di piattaforme: serve spazio sui media internazionali per far si che l'Africa abbia la stessa influenza degli altri continenti.
La giornalista Antonella Palmieri ha parlato, invece, dei cambiamenti dei paesi africani negli ultimi dieci anni. La difficoltà dei media occidentali sta proprio nell'interpretare questi mutamenti nell'Africa contemporanea. Lo stereotipo della povertà, ad esempio, mostra una informazione a senso unico, svelando l'appiattimento dei media occidentali rispetto alla società africana che cresce molto rapidamente. Conseguenza: anche il pubblico é appiattito, non in grado nemmeno di riconoscere la differenza tra i 54 paesi africani.
Antonella Sinopoli (che ha moderato l'incontro), co-founder di Voci Globali, ha descritto quello che lei definisce il "metodo acquisito" dai media occidentali, quello che cavalca gli stereotipi. Un metodo che, però, sta iniziando a scricchiolare grazie al web e alle sue applicazioni.
Il riferimento è alle elezioni politiche nei paesi africani, sempre stigmatizzate come foriere di scontri. Dunque, un giornalismo globalizzato che inizia a mostrare i suoi difetti. Un miglioramento dell'informazione ottenuto solo grazie alle neonate startup di giovani giornalisti.
Silvia Pochettino di DevReporter Network ha illustrato alcuni progetti nati per migliorare la qualità e la quantità dell'informazione sui paesi africani. Ma soprattutto dell'impatto che questa informazione ha sulle persone e sulle loro scelte, di come influenza le coscienze collettive. Menzionata anche un ricerca sulla informazione circa le attività di cooperazione internazionale: ricerca svolta attraverso l'analisi su oltre mille articoli pubblicati in Italia, Spagna e Francia dall'aprile al giugno 2013.
Dunque nei media mainstream si parla sempre genericamente di Africa, sempre considerata come un continente che ha bisogno di aiuto. La soluzione è rappresentata proprio dall'uso efficace dei social media.
Alessandro Bottone