La realtà diventa fiction. Da questa osservazione nasce il dibattito intitolato “1992: L'Italia di Tangentopoli”. L'incontro ha avuto luogo, giovedì 16 aprile, nel Teatro della Sapienza, alle 12.00. Hanno partecipato Goffredo Buccini Corriere della Sera, Bruno Manfellotto giornalista, Liana Milella La Repubblica e Alessandro Fabbri creatore della serie "1992". Mediatrice del dibattito: Maria Latella, giornalista di skyTG24.
All'inizio dell'incontro, nessun commento: a parlare sono le immagini di una breve clip della serie tv 1992 e dei protagonisti che ne fanno parte. “In Italia non si fa business senza politica” cosi parla nella fiction l'attore che interpreta Marcello Dell'Utri.
Il dibattito è proseguito ripercorrendo la storia, i ricordi di quegli anni e dello scandalo di Tangentopoli. È la prima volta, in Italia, che una serie televisiva riprende interamente la realtà dei fatti, senza celarne nomi o luoghi, fondamentali per l'inchiesta.
La fiction ha il grande potere di ricordare a chi c'era cosa è successo e contemporaneamente informare chi non ha vissuto il clima politico e sociale di quel periodo.
“Quando uscì fuori lo scandalo di Tangentopoli – ha dichiarato Alessandro Fabbri, creatore della serie - io ero in quarta ginnasio. La cosa che ricordo di più è soprattutto l'atmosfera che si respirava in famiglia, la stessa che ho voluto catturare per la fiction”. La serie tv, infatti, fotografa quel periodo, attraverso le storie politiche e di costume. Nel 1992 l'Italia era convinta di essere ad un bivio. La strada intrapresa faceva ben sperare in un cambiamento: sembrava che la gente volesse abbattere la corruzione e mettere in un angolo la politica. Ma al clima di attesa di una rivoluzione sociale, tuttavia, è seguita la consapevolezza che negli ultimi anni le cose si sono mantenute immutate.
“Non è cambiato niente – ha ammesso Liana Milella - Fa grande impressione vedere gli imprenditori e gli scandali di allora così simili alle inchieste di questi giorni. Appalti con un sistema corruttivo, la politica che arranca con le leggi anti-corruzioni. E nella serie 1992 emerge proprio la politica, quella di ieri e di oggi”.
Raccontare i fatti del 1992 è un'impresa difficile “perché non si è ancora conclusa. Adesso non si fa la politica senza il business – ha commentato Goffredo Buccini, cronista del Corriere della Sera – La situazione si è aggravata: non ci sono piu le dimissioni. Nel mondo politico di oggi ci sono soltanto “bestie” che escono fuori proprio da leggi”.
La corruzione è un tratto del carattere degli italiani. Bruno Manfellotto ha dichiarato che:“l'Italia non cambia se non cambia carattere, se non cambia rapporto degli italiani con la Res pubblica. Non c'è stato mai un cambiamento che ha reso cattivi i 'buoni' italiani. Siamo sempre gli stessi”.
Dello stesso avviso è Buccini che ha concluso dicendo:“Siamo rinati nella situazione dell'embè, come a dire che problema c'è se si ruba?”
Durante il dibattito, tutti hanno ammesso il ruolo fondamentale del giornalisti durante Tangentopoli. La stampa di quegli anni ha creato una rete capillare di contatti con i magistrati e gli avvocati: venivano pubblicati i verbali diffusi dagli stessi legali degli indagati. “I direttori facevano a gara per andare a cena con Di Pietro e gli altri magistrati” ha confermato la giornalista di Repubblica.
Infine, Maria Latella ha concluso: “Una delle responsabilità della stampa è stata quella di concedere visibilità alle persone sbagliate cosi da dare alle generazioni future un messaggio sbagliato”. Poi, la giornalista di Sky, ha chiesto al pubblico: “Quanti di voi credono che l'Italia sia di nuovo ad una svolta, pronta ad un commissario politico?”. Si è alzata, timida, una sola mano.
Daniela Larocca