SETTE ANNI DI FELICITA’ – ETGAR KERET

Perugia, 17 Aprile 2015 - “A volte è più facile condividere la propria storia personale con uno sconosciuto che con il vicino di casa.”
Sono queste le parole con cui ha preso vita il brioso (ed intimo) colloquio a colpi di domande e risposte tenutosi alle ore 19.30 presso la Sala Raffaello dell'Hotel Brufani.
Protagonisti Massimo Cirri, psicologo, giornalista e autore di Caterpillar (in onda su Radio 2), e lo scrittore israeliano Etgar Keret, autore del libro Sette anni di felicità, in uscita nel mese di Aprile in Italia e presentato in anteprima nel corso dell'incontro.
Il romanzo Sette anni di felicità si discosta dalla precedente produzione di Edgar Keret in quanto autobiografia: nel romanzo l'autore racconta i sette anni trascorsi a Tel Aviv, tra dolori e gioie della vita quotidiana e i dilemmi di un Paese lacerato dai conflitti.
Nel corso della conversazione Keret ha raccontato, fra l'altro, del suo forte legame con il padre, malato di tumore alla gola, del quale lo scrittore ha narrato alcuni aneddoti, intrisi di profondità emotiva e spiccato senso di humor.
Proprio l'umorismo è uno dei punti forte della narrazione di Keret, il quale ha spiegato, con eloquenti esempi, come l'ironia sie quell'asso nella manica da utilizzare quando, nella vita, ci si rende conto di non aver alcun potere contro qualcosa (la morte, ad esempio).
Sfruttare (e dosare sapientemente) il senso ironico della vita e, di conseguenza, della scrittura, presuppone il sapersi estraniare ed alienare dalla propria stessa esistenza, per poterla canzonare in maniera costruttiva e, in un certo senso, psicoterapeutica.
L'autore ha infatti spiegato di aver intuito il valore “curativo” e catartico della scrittura, che nel suo caso è sopraggiunta per l'appunto, al posto dell'analisi psicoanalitica.
Keret ha inoltre insistito nel trasmettere, nel romanzo quanto al pubblico presente, il proprio amore per il figlio, nato da poco, citando alcuni episodi narrati anche nel romanzo.
A tal proposito l'autore ha parlato del senso di smarrimento nei confronti della sorte del proprio Paese e dei giovani che lo popolano: “Provengo da un passato che non esiste e vedo un futuro altrettanto incerto per mio figlio; noi Israeliani viviamo fra questi due buchi neri.” - ha confessato Keret - “Ma allo stesso tempo credo che l'esistenza umana e la società siano come un pendolo che oscilla periodicamente fra stati di miglioramento e peggioramento”.
Lo scrittore ha infine accennato alla genesi del suo ultimo romanzo, facendo particolare riferimento alle difficoltà riscontrate presso gli editori restii alla pubblicazione.
Sette anni di felicità vuole essere prima di tutto un omaggio letterario al proprio padre, una “lapide” (per dirla con le parole di Keret) che ha sfidato la scrittura finora romanzesca e creativa dello scrittore per approdare al genere intimo ed autobiografico.
Una sfida superata con grande successo editoriale. “Eppure” - confessa infine l'autore - “se dovessi scegliere fra l'essere uno scrittore migliore piuttosto che un buon padre, opterei senza dubbio per la seconda alternativa”.
Edgar Keret è uno fra i più popolari scrittori israeliani contemporanei, tradotto in oltre trenta paesi, nonché sceneggiatore e regista pluripremiato (vincitore a Canne del premio Camera d'Or, premiato dall'Accademia di Cinema Israeliano e dal Festival Internazionale delle Scuole di Cinema di Monaco; insignito del cavalierato dell'Ordine delle Arti e delle Lettere di Franci nel 2010).
Il rapporto con il mondo del cinema lo ha condotto verso la scrittura di graphic novel (romanzo grafico, ossia un fumetto in cui le storie hanno struttura del romanzo).
In Italia è conosciuto grazie All'improvviso bussano alla porta (Feltrinelli, 2012) e Finestre (Feltrinelli, 2014).

Francesca Mascioli