Perugia, 19 Aprile 2015 – Come Polibio ha narrato delle imprese di Annibale, Rumiz ci ha offerto una riflessione, o forse faremmo meglio a dire una suggestione, sulle vicende della Grande Guerra.
Lo ha fatto quest'oggi, presso il Teatro della Sapienza, con un linguaggio affascinante, prendendo per mano il pubblico ed accompagnandolo in un viaggio “in prima persona” nei luoghi e nei personaggi del primo conflitto mondiale.
L'immedesimazione in quanto si sta raccontando è, per l'appunto, il perno attorno a cui gravita l'elegante scrittura di Paolo Rumiz, che ha presentato per l'occasione il suo ultimo libro, “Come Cavalli che dormono in piedi”, edito da Feltrinelli nel 2014.
Rumiz è scrittore e giornalista per La Repubblica e Il Piccolo di Trieste. Inviato di guerra e specializzato nei conflitti dell'area balcanica e della ex Jugoslavia, in passato ha ricevuto molteplici riconoscimenti per il proprio operato a livello giornalistico.
“Come cavalli che dormono in piedi” narra delle vicende di guerra, spostando l'attenzione sul fronte orientale, verso cui mossero più di centomila sudditi trentini e giuliani nell'Agosto 1914.
Quella russa, tuttavia, è stata una linea di fuoco le cui vicende e i cui protagonisti sono spesso finiti nell'oblio, sopraffatti dalle cronache di ben altri episodi legati al periodo bellico.
Rumiz ha voluto invece scavare nella memoria e nelle vicende di quella porzione di territorio compreso fra le attuali Polonia ed Ucraina, frontiera dell' Impero austroungarico.
Una scrittura volta a suscitar meraviglia, fluida, evocativa, come lo sono state le parole utilizzate quest'oggi a proposito della mitopoiesi dell'Europa, considerata il cuore della storia.
Con approccio favolistico e mitologico, ma in ogni caso ben saldo alle radici concrete dei fatti accaduti, Rumiz ci parla di quella “generazione immensa” protagonista delle vicende belliche, della quale finora si è tanto narrato, ma per la quale l'autore sente tuttavia l'urgenza di intraprendere un nuovo e differente cursus narrativo.
E lo fa immedesimandosi, trascorrendo giornate a ripercorrere gli ardui sentieri dei passi alpini, al freddo, sotto le intemperie, in tenda, leggendo saggistica sui temi bellici; scopre la vera essenza della storia viaggiando, visitando i luoghi chiave del conflitto, immergendosi nelle emozioni procurate dal reale e palpitante contatto con la Storia, la consistente storia europea culminata con la creazione di un contesto sovranazionale ed unitario di cui tuttavia oggi non ancora siamo del tutto consapevoli e di cui i caduti sono i veri depositari.
Francesca Mascioli