Nella sala dei Notari, a partire dalle 17, si è svolto il dibattito dal titolo La Repubblica dei selfie, a cui hanno preso parte Enrico Mentana (direttore del TgLA7), Marco Damilano (giornalista de L’Espresso) ed Arianna Ciccone (co-fondatrice IJF).
La discussione ha preso inizio dal nuovo modo di diffondere contenuti da parte della politica italiana, sempre più orientata verso strumenti di comunicazione digitale, quali i social network. Questo rapido processo ha condotto verso quella che è stata ironicamente definita La Repubblica dei selfie. Esponente di punta di questa nuova Repubblica è certamente Matteo Renzi (definito “selfie-made man” da Damilano), come evidenziato da Arianna Ciccone, cui tuttavia si oppongono validi antagonisti, quali Salvini e Grillo. “La politica ha disintermediato il giornalismo”, ha continuato la co-fondatrice del Festival Internazionale del Giornalismo, “il punto di svolta è stato segnato dall’hashtag #enricostaisereno e dal celebre “Arrivo, arrivo!” dopo l’incontro Renzi-Napolitano”.
Dagli spunti forniti da Mentana è emerso quanto il Premier sia, anche per motivi anagrafici, colui che meglio riesce a cavalcare l’onda della comunicazione digitale. Tuttavia “non basta un hashtag per riempire di contenuti le riforme”, ha sentenziato il direttore.
Il giornalista dell’Espresso, nel suo intervento sul tema, ha precisato che la politica è in realtà tornata a 200 anni fa, al pensiero de “Il principe” di Machiavelli, al culto della persona. “Lo stesso strumento Twitter è strettamente legato al personalismo, all’ego, ed è immediato in quanto salta le intermediazioni. Solo la realtà dei fatti può intervenire rimediando, attraverso il suo racconto, a questa distorsione.”
Agli interlocutori è inoltre apparso necessario che affrontare la riforma dell’informazione da un punto di vista anagrafico, in quanto la politica pare oggi raccontata con lenti vecchie. “È piu semplice nascere digitali che imparare a fare un selfie”, ha concluso Mentana.
Il dibattito, come era facilmente prevedibile, si è poi spostato su temi di attualità politica. Tra questi la riforma della Rai proposta dal governo Renzi su cui il direttore del TgLA7 ha dichiarato: “Il ruolo della Rai non deve essere formativo, questo è pericoloso e appartiene al passato. La tv deve avere un ruolo informativo o al più di intrattenimento. Non si può formare rimanendo neutrale. La Rai dovrebbe essere concessa al mercato, lasciando una quota pubblica.” Marco Damilano ha poi aggiunto, dichiarando gli intenti di Renzi: “Il suo progetto è costruire un modo nuovo di essere italiani, è un vero e proprio progetto culturale.”
Sulla riforma elettorale, su cui i tre interlocutori hanno poi spostato il focus, si è previsto che Renzi riguardo all’approvazione dell’Italicum riuscirà a raggiungere i suoi obbiettivi in quanto è un leader solo, senza una vera opposizione né un vero nemico e le stesse controproposte di Bersani appaiono ininfluenti. In materia di legge elettorale Mentana ha poi confessato di preferire il Mattarellum.
Un tema molto caldo, quello dei fatti della scuola Diaz, ha poi coinvolto i protagonisti dell’incontro. In particolare Arianna Ciccone ha fatto notare quanto sulla condanna dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo sarebbe stata opportuna una presa di posizione da parte del premier, in particolar modo su De Gennaro (“non viene rimosso da Finmeccanica perché protetto da Napolitano e dagli Stati Uniti”, secondo Mentana). Lo stesso direttore le ha obiettato: “Renzi non lo ha fatto perché è coerente, è un sostenitore della rivincita della politica sulle posizioni assunte dalla magistratura”.
Grazie alla presenza dei due illustri esponenti del mondo del giornalismo, è stato poi possibile affrontare il tema intercettazioni. I due hanno concordato sulla percorribilità di un’unica linea maestra: “quello che è agli atti è pubblicabile in quanto il contenuto degli atti è pubblico, piuttosto è la magistratura a dover valutare cosa pubblicare negli atti.” Secondo Damilano, in particolare “non bisogna scaricare sui giornali responsabilità che spettano ad altri.”
L’ultimo argomento trattato è stato quello della libertà d’espressione, partendo dal caso Erri De Luca su cui il direttore del TgLA7 ha concluso: “In democrazia si ha il diritto di dire quello che si vuole. Le parole che si esprimono nel contraddittorio sono sacre. Io non le avrei dette, ma bisogna riconoscere anche il diritto di dire fesserie”.
Leonardo Vaccaro