A chiudere il Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia nella sede dell'hotel Brufani è Lo stato sociale, il gruppo bolognese fenomeno musicale degli ultimi anni, molto amati dalla generazione dei giovani d'oggi. "Dicono molte cose dei giovani, che non hanno voglia di lavorar anche se poi lo fanno anche gratis, che non manifestano per i diritti anche se poi li vogliono.. A dirlo sono tutte persone vecchie queste". Lo scontro generazionale tra la band italiana e il momento storico in cui viviamo è il tema centrale dell'incontro "La musica non è una cosa seria: il caso Lo Stato Sociale".
A presentare l'incontro Michele Azzu, giornalista freelance, che apre il panel chiedendo al gruppo di che coss parlano nelle loro canzoni. "Noi proviamo a raccontare le nostre storie. Viviamo in un'epoca abbastanza controversa nella quale c'è una parvenza di democrazia orizzontale dove tutti esistono perché tutti parlano. Ma quando parlano tutti smettono di ascoltare. Questo si manifesta anche nella musica, è una forma di miopia vera. Non è filtrata dalla comprensione di quello che sta succedendo. Noi raccontiamo quello che viviamo e sentiamo", spiega Ludovico Guenzi in arte Lodo.
Alberto Cazzola invece ha raccontato dei primi tempi in cui suonavano, "a Bologna. Non abbiamo mai imparato o fatto della musica come professione ma è iniziato tutto come gioco. Siamo amici e ci divertiamo assieme. Organizzavamo eventi in cui ci si potesse ritrovare assieme. La musica è un mezzo tramite cui creare aggregazione. È bello far uscire le persone dal contesto della rete e della finta democrazia che si genera. Noi riportiamo le persone in un luogo per fargli avere uno scambio che il network a volte ti nega".
Bebo, Alberto Guzzetti, aggiunge che "siamo visti come gli eterni contro dalla governance politica, dal vuoto vacuo del berlusconisco, siamo passati ad Interstellar. Siamo arrivati in un momento in cui dobbiamo ripartire con la sinistra. Si dovrebbe ricreare un incontro politico tra persone di sinistra e il partito".
Alla domanda su quale sia il punto d'incontro che ha creato il grande rapporto tra la band e i fan rispondono che "ci siamo ritrovati a parlare di noi stessi e di quello che c'è intorno. Ci siamo limitati ad essere attenti osservatori. Mancava qualcuno che raccontasse la nostra generazione. La narrazione poi è venuta da sé. Quando nel 2008 stavano attraversando il periodo di crisi, nessuno parlava della realtà, dell'attualità".
A chiudere l'incontro una grande standing ovation di pubblico.
VALERIA VINZANI