Giuseppe De Bellis incontra Beppe Bergomi e Fabio Caressa
“Le telecronache sono un racconto che si è sviluppato nel tempo ed in particolare negli anni 2000. Questa ultima era è, infatti, quella che ha visto protagonisti questi due signori, Beppe Bergomi e Fabio Caressa.”
Giuseppe De Bellis, vicedirettore de Il Giornale, apre così l’incontro che si è tenuto oggi, Mercoledì 6 Aprile alle ore 16.00 presso la Sala dei Notari, con due delle voci più famose delle telecronache calcistiche italiane.
In una sala gremita di studenti e non solo si sono rivissute le emozioni del Mondiale 2006, l’evento calcistico che ha cambiato il racconto della telecronaca e il modo di prepararla. Argomento principale dell’incontro sono state le emozioni e il loro rapporto con le parole, in un mondo sportivo in cui le telecronache sono diventate un modo indispensabile di vivere le partite da casa per adulti e bambini.
Sono quasi dieci anni da Berlino, il Mondiale che ha cambiato il modo della telecronaca e il suo racconto day by day. “Cambiammo perché riuscimmo per la prima volta ad essere ovunque in diretta. Fu un grande sforzo, ma anche una grandissima soddisfazione che segnò il modo di percepire SkySport in Italia,” commenta Caressa.
Bergomi e Caressa raccontano come dopo la semifinale con la Germania a Dortmund le emozioni diventarono dominanti rispetto al racconto, fino a culminare nel famoso “Beppe, andiamo a Berlino!”, che tuttora si può definire come lo slogan di quei Mondiali. Bergomi continua spiegando come il suo passato da professionista del calcio gli abbia permesso di vivere le emozioni di quell’evento in maniera diversa rispetto a Caressa, cultore della parola in quanto giornalista. E probabilmente sono stati proprio quei due passati così diversi che hanno permesso loro di preparare delle telecronache che hanno fatto la storia del calcio italiano, a livello sia di nazionale che di club.
La coppia di telecronisti più famosa di Sky rivela in seguito come il grado di preparazione di una telecronaca si sia evoluto nel corso degli anni, anche grazie all’avvento della tecnologia. “Internet ha cambiato tutto: la ricerca delle informazioni è più facile ma bisogna sempre effettuare una verifica efficace delle fonti, “ dice Caressa. “In più ora bisogna anche fare un salto in avanti per avere una preparazione maggiore dato che l’accessibilità delle notizie ha permesso una conoscenza diffusa da parte dei telespettatori. Prima si analizzavano solo i giocatori ora invece servono i numeri ed i dati.” Non tutte le statistiche sono, però importanti: Bergomi, infatti, si concentra soprattutto sulle ultime tre formazioni schierate da una squadra, i punti fatti in casa e in trasferta ed altre informazioni di livello tattico. Superflue sono invece le statistiche storiche delle squadre e quelle sugli arbitri, che tendono ad alimentare un clima di tensione tra i tifosi e i telespettatori.
Per evitare questo clima di tensione è dunque importante sapere scegliere con cura le parole e l’argomento con cui si introducono le partite in modo tale da preparare l’animo dello spettatore e porlo in una condizione emotiva adeguata. Famose sono infatti le parole di Bergomi che aprirono la Finale di Berlino, parole nate dall’esperienza già vissuta come calciatore nella finale vinta dell’ ’82 e che Caressa riuscì a reinterpretare in chiave giornalistica.
L’incontro si chiude poi con l’invito emozionante di Caressa rivolto a tutti gli aspiranti giornalisti presenti in sala: “ In questi anni vi diranno che questo è un mestiere finito, che non si può più fare, che è difficile e che il mercato offre poche possibilità di lavoro. Però io vi dico una cosa: questo qua rimane il mestiere più bello del mondo.”
Martina Parisi e Ludovica Tronci