La campagna per liberare la giornalista Khadia Ismaylova

“Il caso di Khadia rappresenta uno dei più eclatanti esempi di censura dei nostri tempi”: con queste parole Miranda Patrucic e Lorenzo Di Pietro hanno voluto sintetizzare l’ingiusta detenzione della loro collega in Azerbaijan.
Khadia Ismaylova, giornalista del gruppo no-profit OCCRP (Organized Crime and Corruption Reporting Project), è stata infatti arrestata nel dicembre del 2014 dal governo del Paese, proprio nel mezzo di un’indagine che avrebbe coinvolto la famiglia di Ilham Aliyev, presidente della repubblica azera, già al centro di polemiche per le sue pratiche politiche violente e intimidatorie.
Nonostante questa reclusione abbia suscitato scalpore nell’opinione pubblica occidentale,  gli appelli delle più importanti associazioni agli organi internazionali non sono serviti a nulla, tanto è estesa la rete di corruzione e favoritismi che tuttora coinvolge personalità dal grande peso politico.
Un gran numero di reporter ha allora deciso di portare a termine ‘the Khadija Project’, ovvero il lavoro che avrebbe svolto la loro collega se non fosse stata messa a tacere. Un’indagine che ha visto la collaborazione internazionale di giornalisti che, grazie all’utilizzo di mezzi moderni, come i social network, hanno approfondito quello che la loro collega aveva toccato solo in superficie.
Una verità confermata recentemente dai cosiddetti ‘Panama Papers’: più questi andavano a fondo nella faccenda, più veniva alla luce “una realtà quasi feudale”, un monopolio da parte della prima famiglia azera esteso sul territorio nazionale e oltre, con ricchi possedimenti e scambi di bustarelle dal valore di milioni di euro.
Un reportage forte di testimonianze, documenti e fotografie ha attestato che il tenore di vita degli Aliyev è stato sostenuto per gran parte da soldi pubblici: la famiglia del “dittatore”, infatti, ha potuto attingere in modo quasi indisturbato agli introiti provenienti dall’estrazione del petrolio nel territorio nazionale, così da acquistare gioielli, abiti, azioni e altri beni di lusso.
Sebbene Khadia Ismaylova non abbia potuto contribuire direttamente a smascherare tutto ciò, la sua intuizione e il suo coraggio hanno spinto in molti ad attivarsi direttamente, mettendo così a rischio loro stessi, con un unico obiettivo: la verità.

Lorenzo Tobia