9:30, Palazzo Sorbello
Walter Quattrociocchi, IMT Lucca School for Advanced Studies, ha spiegato l'approccio scientifico-sociologico adottato nello studio dei problemi che hanno a che fare con l'informazione e con la comunicazione, soprattutto per quanto riguarda l'inganno nella diffusione di false informazioni sui social network, e su Facebook in particolare. Quest'ultimo, secondo lo studioso, è diventato un mezzo di comunicazione di massa e sconta il problema della quantità-qualità dei dati diffusi. Dagli studi è emerso che gli utenti Italiani cadono facilmente nelle "bufale", ovvero notizie false in rete che diventano virali in tempi strettissimi. Un altro aspetto emerso dagli studi riguarda l'acquisizione di informazioni: gli utenti preferiscono quelle che confermano le loro idee. In un contesto nel quale essi sono esposti a quantità sempre maggiori di dati la loro gestione diventa, o potrebbe diventare, un problema. Spesso l'atteggiamento maggiormente diffuso è quello di polarizzazione: su tutti i social network gli utenti tendono a posizionarsi agli estremi rispetto al loro modo di pensare. Rosita Rijtano, giornalista freelance de La Repubblica, ha sostenuto che oggi gli utenti non sono solo audience ma anche fonte e tramite delle notizie e delle informazioni. Ha presentato al pubblico alcuni casi di notizie false e su come alcune piattaforme riescano a monetizzare, e quindi guadagnare, sul fenomeno. In questi casi la diffusione di notizie false e scorrette ha come unico scopo quello di guadagnare facendo visualizzazioni. Le soluzioni? Secondo la giornalista sicuramente c'è il fact checking, operazione di verifica non sempre immediata. La soluzione migliore sembra essere quella di affidarsi ai giornalisti. Fabiana Zollo, IMT Lucca School for Advanced Studies, ha confermato il fatto che gli utenti selezionano le informazioni che siano attinenti al loro mondo di conoscenze. Attraverso lo studio e l'analisi di pagine sui social networks, sia istituzionali sia "conspiramcy", ha capito che il comportamento emotivo degli utenti è diverso rispetto alla tipologia di pagine su cui naviga. In particolare nelle piattaforme di tipo "conspirancy" aumenta la negatività generale. Una delle conseguenze risulta essere il fatto che le due comunità di utenti che non interagiscono tra di loro, per cui la stessa attività di debunking risulta quasi inutile per gli utenti polarizzati, soprattutto per coloro che frequentano pagine conspirancy. In generale solo una maggiore consapevolezza del fenomeno può aiutare gli utenti nella ricerca di notizie attendibili in un mondo, quello della rete, dove molto spesso l'affannata ricerca del click risulta essere preminente alla qualità dei dati diffusi.
di Alessandro Bottone