Il racconto mediatico di un fenomeno migratorio complesso e di grande entità. È questo il focus dell’incontro “La crisi dei rifugiati e la responsabilità dei media”, tenutosi oggi a Perugia nell'ambito del Festival Internazionale del Giornalismo.
Il panel, moderato da Lucy Marcus, CEO di Marcus Venture Consulting, ha visto la partecipazione di alcuni tra i principali esperti internazionali in emergenze umanitarie. Hanno portato la propria testimonianza Andrew Stroehlein, media director europeo di Human Rights Watch, Georg von Habsburg, ambasciatore straordinario d’Ungheria e Stefan Wolff, professore presso l’Università di Birmingham.
“Un racconto che è cambiato nel corso del tempo, con un graduale spostamento di attenzione verso temi legati alla sicurezza”, ha esordito Stefan Wolff, che così si è poi espresso: “Con la crisi in Siria e il rafforzamento dell’Isis, l’aspetto umanitario dell’emergenza ha lasciato spazio agli effetti del terrorismo e alle possibilità di infiltrazione in Europa. Rispetto a questo i media assumono un ruolo chiave, con la frequente strumentalizzazione di questioni legate alla religione”.
Anche per Andrew Stroehlein i media non sempre hanno agito nel migliore dei modi, benché esistano anche dei casi da citare in termini positivi: “Il Wall Street Journal, ad esempio, è stato il primo ad affrontare il problema, con grande senso di responsabilità, quando ancora si riteneva che non potesse attirare l’interesse dell’opinione pubblica. Inoltre - ha aggiunto successivamente - sono stati prodotti ottimi lavori di reportage, soprattutto da parte di corrispondenti dai luoghi di accoglienza”.
Georg von Habsburg si è concentrato poi sul caso dell’Ungheria, coinvolto in prima linea, e spesso identificato con la posizione ufficiale del Governo: “Quando l’emergenza è arrivata nel cuore dell’Europa, sono sorti movimenti spontanei a sostegno dei rifugiati. Ma spesso i media si sono concentrati sulla posizione delle istituzioni, piuttosto che sull'impegno della popolazione”. Un'osservazione confermata anche da Stroehlein, che ha esortato i giornalisti a fare molta attenzione al linguaggio utilizzato.
L’incontro si è chiuso con l’invito a cittadini, imprese, istituzioni e società civile a lavorare insieme per una soluzione globale. Una possibilità in cui anche i media hanno una funzione fondamentale.
Annalisa Masi