L’analisi delle conversazioni della quarta giornata del Festival, realizzata attraverso Buzzflow, ha raccolto un totale di 10.472 contributi Twitter, di cui il 59% retweet, contenenti l’hashtag ufficiale #ijf16.
Mentre la conversazione di ieri si concentrava sul coinvolgimento, sulla collaborazione e sulla fiducia, oggi si è discusso sul ruolo delle piattaforme nel giornalismo del presente. Per quanto siano le azioni degli utenti, dei giornalisti o delle aziende a plasmare una piattaforma, è anche vero che colossi come Facebook hanno un ruolo che va oltre quello di mera piattaforma social.
Spesso queste piattaforme devono ancora crescere e plasmarsi seguendo attività e abitudini di fruizione degli utenti. Pensiamo ad esempio a come siamo sempre più legati agli smartphone e a come la nostra user experience non sia sempre all’altezza delle aspettative.
Madhav Chinnappa, head of strategic relations at Google: "The mobile web sucks" #ijf16 pic.twitter.com/ccKSM4vPzC — journalism festival (@journalismfest) 9 aprile 2016
Buzzfeed lo sa bene, e per questo crede nella distribuzione multi-piattaforma e mette in pratica un principio fondamentale: “vai dove sono i tuoi lettori”.
How has news distribution changed? Buzzfeed believes in multiplatform publishing - to go where the readers are #ijf16 — Community Journalism (@C4CJ) 9 aprile 2016
Non bisogna mai perdere di vista le esigenze del lettore, che da una parte ha bisogno di essere informato ma dall’altra è esigente e vuole contenuti approfonditi e di qualità. Da questa esigenza scaturisce la tendenza sempre più diffusa a produrre “slow news”.
Thought exercise: What would a 'slow news' live blog read like? #ijf16 — Douglas Arellanes (@dougiegyro) 9 aprile 2016
Non solo notizie. Un altro tema fondamentale è stato quello dell’utilizzo giornalistico dei contenuti user-generated tratti dalle piattaforme social: come gestirlo?
After hearing @adramIP on UGC copyright permissions, maybe a @firstdraftnews could make a Creative Commons-style permission picker? #IJF16 — Douglas Arellanes (@dougiegyro) 9 aprile 2016
Le piattaforme web hanno avuto un ruolo fondamentale nella Primavera Araba. In paesi dove la democrazia e la voce del popolo non sono garantite, la facilità di diffusione di un messaggio data dai social network raggiunge un valore completamente diverso.
Listening to a great talk by @iyad_elbaghdadi "Twitter is the parliament of Arabs" #ijf16 pic.twitter.com/3mLgr3ABBr — Shannon Miskelly (@s_miskelly) 9 aprile 2016
Così, attraverso l’umorismo e grazie a Facebook, è possibile manifestare il proprio dissenso politico, anche nei confronti delle dittature.
Iyad shows how Arab social media users mock Egyptian dictator al Sisi: https://t.co/rStuIxuuiX #ijf16 — Andy Carvin (@acarvin) 9 aprile 2016