Comunicazione e giornalismo: come cambiano nell’epoca dei social media

Luca Alagna, Paola Bacchiddu, Daniele Chieffi, Marco Esposito, Carola Frediani e Alberto Puliafito (nei panni di moderatore) si sono incontrati oggi, giovedì 9 Aprile,  presso Palazzo Sorbello per cercare di capire come i social media hanno cambiato la comunicazione e il giornalismo.
La prima ad aprire il dibattito è stata Carola Frediani, giornalista per La Stampa di cui precedentemente era social media editor. “Bisogna partire da una riflessione: sui social bisogna starci. Tuttavia, per quanto riguarda le testate giornalistiche  siamo ancora sulla fase del ‘dobbiamo esserci’, si sta ancora sperimentando, ma adesso è arrivato il momento di capire su quali spazi in particolare puntare.” Secondo Frediani, infatti, una delle potenzialità dei social è la possibilità di instaurare un vero e proprio dialogo con i propri lettori, dal quale possono scaturire anche inchieste e pezzi interessanti. “E’ una delle cose più difficili da fare, ma è anche quello sui cui bisogna puntare ed è per questo che ora è arrivato il momento di capire su quali social concentrarsi maggiormente, dato che richiedono un dispiego di risorse umane considerevole.”
La giornalista Paola Bacchiddu interviene per seconda sottolineando l’importanza del rapporto tra il pubblico di lettori e il giornalista singolo. “Sui social il pubblico è ormai sempre più presente ed è sempre più feroce. “Se si riesce a stare nell’arena bisogna tenersi stretta la propria credibilità.” Secondo la Bacchiddu infatti, nel corso degli anni c’è stata una polverizzazione delle autorità delle testate. “Ciò che conta oggi è l’autorità del singolo giornalista, al di là del tipo di testata per cui lavora.”
Prende poi la parola Luca Alagna, consulente digital marketing, soffermandosi sul rapporto tra engagement e politica, rivelando come ormai la tecnologia stia entrando sempre di più nelle scelte di comunicazione. “I politici oggi cercano l’engagement digitale,” sostiene. “Prendete ad esempio il Movimento 5 Stelle o Renzi.  In più gli scontri che prima avvenivano in sezione adesso avvengono online, sono visibili a tutti, ed è persino possibile ricostruire tutto ciò che si è detto perché sui social tutto lascia traccia. Il giornalista ora va a cercare anche queste cose.”
Segue Marco Esposito, direttore di Giornalettismo.com, rivelando come social come Facebook e Twitter siano senza dubbio veicoli di traffico importanti. “Tuttavia il modo in cui li si usa definisce il proprio brand,” aggiunge. Secondo Esposito inoltre, i social hanno il ruolo fondamentale di aiutare nella fidelizzazione del lettore. “Il giornalista si deve sporcare le mani, deve essere trasparente nel modo in cui comunica e deve spendere tempo a rispondere ai lettori e scusarsi in caso di errore. Tutto ciò ti fa guadagnare punti con i lettori e aiuta la loro fidelizzazione.”
Chiude l’incontro la riflessione di Daniele Chieffi, responsabile social media manager di Eni. “Al momento l’ecosistema digitale ci sta imponendo una soggettivizzazione della comunicazione. Io devo costruire una mia credibilità e confrontarmi con chi la mette in dubbio. Se la credibilità della mia azienda viene messa in dubbio, io,  sia coma azienda che come soggetto singolo, devo utilizzare uno strumento come i social che permette di raggiungere così tante persone per difendermi. La vera sfida è il fatto che noi dobbiamo affrontare una collettivizzazione della situazione.”

Ludovica Tronci