Nella presente era digitale, il mondo della comunicazione è costretto ogni giorno a reagire alle trasformazioni continue del pubblico che fruisce delle notizie, ormai lette e conosciute principalmente tramite computer, tablet o smartphone. È ben risaputo che i giornali, ‘cosi di carta’, stanno subendo da anni una crisi identitaria che è dovuta, il più delle volte, da quella grande parte di nuovi possibili lettori - su Twitter rappresentano oltre il 50% degli utenti -, ovvero i millenials. Sarebbe più corretto inseguire questa nuova categoria, oppure formare e costruire le collettività digitali?
Queste le tematiche che hanno affrontato gli ospiti del panel di apertura della quinta giornata dell’ijf16: Giovanni Boccia Artieri, Antonella Di Lazzaro, Monica Fabris, Federico Guerrini e Simone Spetia.
Metafora dell’uomo moderno, caratterizzati da un forte volontà di affermare la propria personalità nel mondo negativo che hanno ereditato, i millenials sono costituiti da giovani e giovanissimi, appartenenti ad un numero altissimo di micro generazioni, spesso troppo veloci per essere inseguiti.
Per chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo, gli ostacoli più impervi sono essenzialmente due: inadeguatezza e incoerenza, entrambi legati, in modo differente, al linguaggio. Lo sguardo che questi brand possono avere, per quanto studiato possa essere, resta ancora lontano da quella realtà, rendendo l’approccio con la categoria spesso inopportuno. Inoltre, le storie e le identità dei giornali potrebbero entrare in contraddizione con la scelta di affidarsi alle piattaforme: la centralità che ogni millenial ha del proprio sé fa della personalizzazione un must, per cui l’appoggio dei social, in un progetto del genere, diventa fondamentale. Ma quanti prodotti possono “vantare” di essere in linea con il format di Twitter, Facebook, Snapchat o Telegram? Accade infatti che, in Paesi come la Germania, molti grandi editori decidano di fondare loro stessi delle piattaforme, senza doversi abbassare né alle regole né alle esigenze di queste.
La nuova libertà di cui i millenials godono ha, tuttavia, dei limiti. Le comunità che si creano online sono deboli, quasi evanescenti, nascono e si sciolgono con grande facilità intorno alle “celebrità” del momento.
Nella creazione di un ‘centro di gravità’ vero e necessario, quali relazioni devono intercorrere con i nuovi mezzi di comunicazione? Ovviamente, in un tema così complesso, sono più i dubbi che le certezze.
Lorenzo Tobia